Il Gioco Maledetto

!!!
ROMANZO INCOMPIUTO

di Erin18, Räin, Shanna, AnnaBe e Kaylastella

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar


    ☆☆☆☆☆

    Group
    Administrator
    Posts
    15,868

    Status
    Anonymous




    erin18 - Räin - Shanna - AnnaBe - Kaylastella



    Il Gioco Maledetto

    ♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦









    -
    Alla nostra musa ispiratrice,
    Benedict Cumberbath ♔











    Proprietà letteraria riservata
    © Cumebratched Italy, 2018.

    ♦ erin18 : crimson #DC143C
    ♦ Rain : yellow #FFA500
    ♦ Shanna : blue #008B8B
    ♦ AnnaBe : green #6B8E23
    ♦ Kaylastella : purple #BC8F8F






    Edited by erin18 - 20/1/2019, 19:38
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar


    ☆☆☆☆☆

    Group
    Administrator
    Posts
    15,868

    Status
    Anonymous


    - - 1 - -


    CLEMENTINA



    Clementina si svegliò di scatto, un terribile mal di testa l'assalì, il panico sopraggiunse subito dopo, non riconosceva quella stanza.
    Come era possibile? dove si trovava? L'ultima cosa che ricordava era la stanza in hotel, con le amiche aveva iniziato a giocare ad un vecchio gioco di società comprato in fiera..
    Si guardò intorno, sembrava un vecchio e malandato salone con delle tende verdi, davanti a sè su un tavolino basso c'era un'invitante tazza di tè ancora calda.

    Clementina non ci pensò due volte. Essendo da sempre una ragazza senza ripensamenti, cominciò a bere il tè senza preoccuparsi minimamente delle possibili conseguenze. Aveva un sapore molto particolare. Si domandò chi mai potesse averlo poggiato sul tavolino.
    Mentre metteva a fuoco la sua mente per ricordare i fatti accaduti poco prima del suo risveglio, qualcuno girò la chiave nella porta.

    "Bene, signorina Pizzi, vedo che non ha nessun timore ad accettare da bere da uno sconosciuto". Davanti ad una sempre più sconcertata Clementina, si palesò il più celebre detective della storia, Sherlock Holmes. Mantellina, pipa e tutto il resto!
    Non riusciva a crederci, o era uno scherzo di cattivo gusto, fatto, chissà, da un mitomane di Benedict Cumberbatch (!) o si trovava veramente al cospetto dello Sherlock vittoriano ..

    Di certo stava accadendo tutto piuttosto in fretta. Prima il confuso risveglio, poi il tè, e adesso questo! La ragazza pareva sempre più incerta sul da farsi. Appena entrò lo sconosciuto Clementina non ci mise molto a riconoscere nelle vesti del famoso detective proprio Benedict Cumberbatch: star della sua serie tv preferita.
    Una volta assimilato il fatto, la ragazza rimase senza parole per più di un minuto.

    Per parecchi secondi la ragazza rimase persa nelle sue fantasie incapace di articolare una domanda sensata tanto era meravigliata da ciò che le stava accadendo. "Hai intenzione di restare in silenzio tutto il giorno?" disse Benedict interrompendo le fantasticherie della ragazza. "Sei reale?" riuscì infine a dire lei.
    "Certo che sono reale!" Rispose lui, sotto gli occhi attoniti della ragazza.
    Lei ci rimase di sasso. Era convinta infatti che tutto fosse nella sua testa, considerato il fatto che aveva accettato una bevanda da uno sconosciuto.
    "Non mi credi reale?" aggiunse lui.
    "Dai un'occhiata al secondo cassetto della credenza." disse Benedict.
    Clementina, ancora confusa per lo strano risveglio, cominciò ad avviarsi verso il polveroso mobile vicino alla finestra.

    Nel cassetto trovò il gioco comprato in fiera la sera prima! Basta, era troppo!
    "Benedict, non so quanto ti abbiano pagato, non so il perché né chi sia stato, ma questo scherzo sta durando anche troppo"
    "Benedetta ragazza credi io mi stia divertendo? Veramente non sai in che casino siamo messi?" Dallo sguardo ormai seccato di Clementina, capì che doveva dirglielo senza tanti giri di parole e con la migliore voce 'sherlockosa' disse, "siamo nel 1888, il tuo ritrovamento ha fatto scalpore. Vagavi in stato catatonico con in mano un strano rettangolo luminoso, la polizia mi ha chiamato subito, ovviamente, il mio Sherlock è diventato ben presto utile in quest'epoca." Facendosi d'un tratto serio, però, aggiunse, "Dobbiamo capire cosa ci è successo e come tornare indietro."
    Clementina lanciò il gioco contro Benedict e corse fuori dalla stanza.

    "E' tutto un sogno, è tutto uno strano e realistico sogno!" Continuava a ripetersi la ragazza mentre attraversava il corridoio a grande falcate nella speranza di trovare una via d'uscita. Ben presto si trovò davanti una porta in mogano con al centro un grande mosaico che rappresentava varie scene di caccia. Un pò perplessa apri di scatto la porta e ciò che vide la lasciò senza parole. Era a Londra ma non quella moderna che conosceva lei, ma la Londra del 1888! Chiuse nuovamente la porta alle sue spalle con aria esasperata e davanti a se trovò Ben appoggiato alla parete con le braccia conserte. "Allora, sei finalmente pronta a venire a capo di questa storia o vuoi ancora autoconvincerti che sia tutto un sogno?
    Si sedettero uno di fronte all'altra, il gioco in mezzo a loro sul tavolino dove prima aveva bevuto il tè, già il tè.. aveva bisogno di risposte, era vero.
    "Come mai hai questa casa? Come fai a sapere del gioco?"
    Benedict la guardò con uno strano sorriso, "Lo sapevo che non eri poi così sciocca!" "Oh smettila di fare Sherlock!!"
    "Ma è proprio questo il punto! Io sono venuto qui prima di te, la mia fortuna è stata che la signora di sotto mi abbia riconosciuto come il signor Holmes, grazie a lei sono venuto in questa casa e beh anch'io pensavo ad uno scherzo come te, ma a quanto pare il signore per cui mi ha scambiato è veramente un detective! A quanto pare in Amazzonia in questo momento, ma il punto è che posso continuare questa recita ancora per poco, se dovesse ritornare ci troveremmo sotto un ponte molto velocemente, o peggio" Si toccò il collo e rabbrividì.
    Clementina a quel punto guardò il gioco, un gioco di ruolo in cui ognuno poteva esser chi voleva.. lei in fondo quando aveva iniziato a giocare pensava ancora alla fiera, a Sherlock, al vivere un'avventura col vero Sherlock Holmes !! "Benedict, di preciso cosa stavi pensando quando hai iniziato a giocare ? "

    "Ero a casa di amici quando è iniziato tutto.." disse lui pensieroso poggiando il mento sulle mani incrociate "Mi ero preso una serata libera per distrarmi un pò e alleviare lo stress del lavoro e della famiglia" Una strana luce si accese nei suoi occhi nel nominare i suoi parenti, era ovvio che il pensiero fosse volato ai suoi figli e a sua moglie. "Pensavo fosse un gioco ridicolo però anche intrigante, infondo è da quando ho deciso di essere attore che faccio questo gioco" sogghignò.
    "E fra i tanti ruoli che potevi interpretare, perchè hai scelto Sherlock?" chiese Clementina.
    "Penso sia più corretto dire che sia stato Sherlock a scegliere me! Non sò perchè, ma appena è arrivato il mio turno, nella mia mente si è subito manifestata la sua immagine. Dopo tanti anni, è come se una parte di lui si fosse radicata in me ma la cosa davvero curiosa.. è che da quando sono approdato qui, non faccio che pensare come lui.. a essere lui. Mentre tutti i ricordi della mia vita "reale" tendono a essere sempre più nebulosi e sfocati"

    "È strano" Disse Clementina "io ho semplicemente immaginato di vivere un'avventura con te" Entrambi si guardarono con stupore e intesa. Ben scatto in piedi "È chiaro, te avendo tenuto la tua personalità, non scorderai mai da dove sei venuta e non verrai assorbita da quest epoca, mentre io...". Tornò a sedere, giunse le mani e con sguardo assorto appoggiò la bocca su di esse. Sembrava proprio di guardare il suo Sherlock. Clementina si sentì sprofondare in un vortice oscuro, e se non fossero più tornati nella loro epoca? Poi come un fulmine si ricordò in che anno fossero piombati. Poteva essere l'unica speranza, l'unica persona pronta a credere a quell'assurda storia "Ben, dobbiamo trovare Tesla!"










    - - 2 - -



    "Sì come no!"disse Ben "senza internet, senza iphone nel 1888 è come trovare un ago nel pagliaio!" Lasciandosi cadere nella poltrona sconfortato
    Clementina si inginocchiò davanti a lui, gli prese le mani e guardandolo fisso negli occhi, sfoggiando uno dei suoi sorrisi disse "tu sei un detective, spremi le meningi!"
    "Consulente"
    "Cosa?"disse Clementina
    "È un consulente investigativo" disse una voce che proveniva da un angolo oscuro della stanza

    "Holmes, cosa sta succedendo? Come fa ad assere già qui, saresti dovuto rimanere in Amazzonia almeno per i prossimi 3 mesi!" Da un angolo fece capolino quello che era in tutto e per tutto il John Watson di Martin Freeman.
    Clementina guardò Benedict, il gioco aveva creato tutta la realtà immaginata, inclusi ovviamente gli altri personaggi, ma adesso che fare? Continuare a mentire o dirgli la verità?
    "Poteva dirlo di avere un caso particolare tra le mani. Clementina Pizzi, eh?" disse, lisciandosi i baffetti, con un mezzo sorriso. A quel punto però Benedict disse, "Dottore, non domandi quello che è ovvio, piuttosto, come mai la dolce Mary l' ha lasciata andare così presto?"
    Watson divenne subito nervoso, guardò Clementina, guardò Holmes e con tutta l'eleganza possibile disse, o meglio gridò, "Mrs Hudson, del tè, per favore!!!!" si accomodò sulla poltrona ignorando completamente il sorrisetto di Benedict, l'attenzione adesso era rivolta tutta verso Clementina.

    Per quanto fosse emozionata all'idea di trovarsi di fronte i suoi personaggi preferiti, provava anche un certo disagio a essere al centro dell'attenzione. "Bhe.." rispose la ragazza ricomponendosi sulla sedia e lisciando il vestito "Come ho già accenato al Signor Holmes, al momento mi trovo ad affrontare una situazione piuttosto bizzara.. Sono venuta in possesso di un manufatto curioso e credo che solo il Signor Tesla possa aiutarmi a capire di che si tratta"
    "Oggetto misterioso? Si riferisce a quello che aveva con se quando è stata trovata dalla polizia?" Domandò Watson.
    "Proprio quello. Ricordo solo che mi è stato recapitato in forma anonima e dopo il buio" rispose la ragazza un pò a disagio.
    "E' perchè crede che il Signor Tesla possa aiutarla? E Sopratutto, perchè chiedere aiuto a noi quando poteva semplicemente scrivergli una lettera e informarlo personalmente?" La incalzò il Dottore un pò sospettoso.

    Clementina a quelle parole, non seppe che dire e per un' istante, che sembrò un'eternità, rimase in silenzio. Le venne in aiuto Ben, che con velocità fulminea disse "È evidente che la signorina qui presente, esige un lavoro svolto dalle più brillanti menti di quest epoca, dottor Watson". Il dottore, corrugò la fronte, qualcosa suggerì a Clementina che non se l'era esattamente bevuta ma siccome egli aveva stima del signor Holmes non obiettó.
    "Be a questo punto penso sia meglio mandargli un telegramma, che ne pensa Signor Holmes?"
    Ben, che aveva il volto meno teso, annuì "La prego dottore, vada lei, io finirò il colloquio".
    Dopo che Watson uscì dalla porta, Ben si sdraiò completamente sulla poltrona, lasciandosi andare dopo la tensione provata pochi istanti prima "Penso che abbiamo trovato il modo di contattare il signor Tesla" Clementina, che sembrava avesse avuto una paralisi, corse verso Ben e gli prese le mani "se siamo fortunati, e i racconti sui suoi esperimenti sono veri, potremmo tornare a casa!"

    "Allora, Clementina, ascoltami bene, devi entrare nel personaggio, okay?"
    "La fai facile, io vado nel panico quando John mi guarda fisso negli occhi, e come facevi a sapere di Mary?" Benedict la guardò, "beh non è un mistero la mogliettina del dottore. Ah il fandom di Sherlock non l'ha mai sopportata, povera donna! Ad ogni modo, se lo Sherlock di questa realtà è in Amazzonia da solo, è evidente che John stava impegnato in qualche bega di famiglia" e aggiunse, "comunque non preoccuparti del dottor Watson, ho avuto a che fare con il suo personaggio per tanto tempo. Fidati di me"
    Fortunatamente il dottor Watson ci mise un po' a spedire il telegramma, al suo arrivo Clementina non si fece trovare, con la scusa di un bagno caldo aveva lasciato Sherlock e il suo fedele amico da soli a confrontarsi sul nuovo caso.
    "Tesla ha detto di poterci ricevere in ogni momento, data l'urgenza della richiesta, ma" continuò "non posso fare a meno di chiederle altri dettagli, Holmes! Insomma, dobbiamo andare negli Stati Uniti, non proprio in Irlanda! Capirà che è un viaggio costoso e spero bene questa volta avremo un compenso adeguato" inoltre aggiunse, "come farò a dirlo a Mary?" Sherlock/Benedict sorrise, quel malefico gioco aveva fatto proprio un ottimo lavoro.

    Watson disse che doveva andare a casa sua a fare i bagagli ed avvertire sua moglie riguardo questo caso, così di nuovo soli Ben e Clementina iniziarono a discutere su come sbarazzarsi di lui. "Non pensare minimamente di lasciarmi qui, mentre tu e Watson ve ne andate in America!"disse stizzita Clementina
    "Ma come spiego la tua presenza con due gentiluomini? E soprattutto dove trovo il denaro per pagare anche il tuo viaggio?"guardando disperato Clementina. Rimasero in silenzio quando improvvisamente si accese la lampadina e Clementina disse
    "Siamo nel 1888....."
    "e allora?" disse Ben guardandola incuriosito
    "Tu sei Sherlock Holmes, poco fa in questa stanza c'era il Doctor John Watson.....e quindi"
    Guardandosi entrambi negli occhi all'unisono gridarono "immediatamente al Dionige Club"

    Ma incredibilmente Watson rientrò dopo pochi minuti nella stanza (??), dopo un attimo di sbigottimento esordì:
    "Benedict, dimmi che sei tu?!" Un sbalordito Martin Freeman fece la sua entrata in scena.
    Fortuna che il Watson vero non ci fosse in quel momento, cosa avrebbe pensato se avesse visto la sua copia? Dovevano assolutamente andarsene. Prepararono poche cose, per lo meno quello che potevano "rubare" alla vera abitazione di Sherlock Holmes.
    "Hey Martin, inizialmente ho pensato fossi l'altro, sai... Watson" spiegò Ben, con una mano dietro la nuca. "È difficile capire chi sia la copia e chi no"
    Martin sorrise guardando il pavimento, poi si morse il labbro e con fare ironico disse "Questa storia ci porterà alla pazzia".
    Clementina uscì dalla stanza da letto correndo "Watson, quello vero, sta rientrando!"

    Uscirono a grandi falcate dalle porta quando Benedict andò a sbattere contro qualcuno che lo fece cadere.
    "Ben?!?" disse l'uomo
    "Mark?!?"disse incredulo Ben, alzando gli occhi.
    "Mycroft?" disse Clementina
    "No, sono io Mycroft" disse l'uomo che spuntò da dietro Mark Gatiss.

    La situazione si stava decisamente ingarbugliando! Se c'erano 2 Mycroft, il vero e l'attore, poteva valere per qualsiasi altro personaggio, anche per Sherlock/Benedict e Clementina non osava pensare come avrebbe reagito il vero Sherlock alla vista di un suo sosia venuto da chissà dove! Si sarebbe esaltato o avrebbe dato di matto?
    Si sedettero di nuovo tutti in salotto, Mark spiegò di aver vissuto un'esperienza simile alla loro, aveva ricevuto a casa il gioco, gli era sembrato strano.. ma non aveva resistito e lo aveva aperto. Non si ricordava un granché dopo, solo che aveva capito di dover cercare Mycroft. Quest'ultimo prese la parola, "credo di essere la persona più appropriata per risolvere questo mistero, dato che il mio vero fratellino cerca le farfalle in Amazzonia" a quelle parole il dottor Watson intervenne guardando Benedict "avrei dovuto capirlo subito, aveva troppa dimestichezza con una donna!", quella battuta fece ridere tutti e stemperò l'atmosfera.
    "Bene, se il momento d'ilarità è finito, posso andare avanti", continuò Mycroft, "ci troviamo di fronte una distorsione spazio temporale, persone di epoche storiche diverse si ritrovano nello stesso tempo, gli unici punti in comune sono una recita delle nostre vite (!) e un gioco venuto chissà da dove. Questo è quello che sappiamo e la soluzione più logica sarebbe analizzare il suddetto oggetto ludico e capirne il funzionamento" Nella sala regnava il silenzio, Clementina dovette attingere a tutto il suo coraggio per intervenire subito dopo, " io più che recitare sono stata una spettatrice assidua dello spettacolo. Comunque, sarebbe forse più indicato che un oggetto del genere venisse analizzato dallo scienziato Nikola Tesla". "Certo" intervenne Benedict andandole in aiuto, "lei, mister Holmes, deve crederci, sappiamo che Tesla in questo momento si trova in America, lo abbiano già contattato, saprà darci delle risposte!"
    "Cosa stiamo aspettando allora" esordì Gatiss, "I miei soldi probabilmente", aggiunse laconicamente Mycroft.

    "Mycroft, cosa ci fa lei qui?" chiese Watson mentre si sfilava il cappello.
    "Posso solo dirle che ci troviamo in una situazione bizzarra Dottore e la pregherei di tenere la calma" disse Mycroft mentre alle sue spalle apparivano in sequenza Mark, Benedict, Martin e infine Clementina. Nel vedere che ci fosse un suo sosia - oltre a quello di Mycroft - puntò il suo sguardo verso Benedict. "Holmes.. cosa ci fà qui? Chi sono queste persone?" domandò in tono isterico.
    "Anche io ho quella voce quando urlo?" bisbigliò Martin all'orecchio di Ben. John udì la sua domanda e puntandogli contro un dito con aria arcigna disse "E lei! Come osa parlare con tanta confidenza al mio amico e soprattutto.. chi diavolo è lei???"
    "John.." si avvicinò Mycroft poggiandogli le mani sulle spalle "Le chiedo perdono" e prima che John potesse ribattere, Mycroft lo punse con agilità sul collo con una piccola spilla che teneva nascosta fra le mani.













    Edited by erin18 - 20/1/2019, 19:40
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar


    ☆☆☆☆☆

    Group
    Administrator
    Posts
    15,868

    Status
    Anonymous


    - - 3 - -




    CLEMENTINA



    Grazie all'aiuto di Mycroft e dei suoi uomini presero il necessario e salirono tutti sulle carrozze. Prima tappa la stazione per poi imbarcarsi su una nave che li avrebbe portati in America. Clementina calcolò che ci sarebbero voluti parecchi giorni in mare, la prospettiva non era per niente allettante.
    "Ti vedo pensierosa" disse Benedict di fianco a lei "Non preoccuparti, se ci siamo ritrovati tutti qui e abbiamo trovato i nostri doppi cartacei," si interruppe "beh quasi tutti, esclusa te, fortunatamente manca anche il nostro Sherlock!" E rise insieme a Martin che gli sedeva di fronte. "Sento che siamo sulla giusta strada! Tesla ci aiuterà"
    Clementina era affascinata dalla sua voce, dalla sua sicurezza, in quel momento sulla carrozza si sentì fiduciosa.


    Finalmente arrivarono in America, e la visione del "mondo nuovo" ottocentesco non era per nulla paragonabile alle più fedeli descrizioni di esso; bisognava vederlo con i propri occhi e se si rimaneva senza parole quella era la descrizione giusta.
    "Ragazzi, è bellissimo vedere con i propri occhi la storia" disse Clementina estasiata. Gli altri di rimando annuirono leggermente, con lo sguardo assorto su ogni dove.
    Mycroft prese le redini, dopo essersi registrati, andarono in albergo.
    "Vi prego di scusarmi signori ma vi assicuro che altre stanze non ce ne sono" spiegò l'albergatore, un po' imbarazzato.
    "Dovremmo dividerci in due stanze?" chiese Mycroft, spazientito dalla situazione "andiamocene" ma Ben lo fermó "Senti, fratello... posso chiamarti così vero? Non abbiamo chissà quanti soldi, e poi se tutto va per il verso giusto dovremmo stare qui molto poco"
    "E va bene, ma sia chiaro che non dormirò sul pavimento!"
    Clementina aggiunse "Ragazzi io dovrei dormire da sola e voi tre assieme...se non vi dispiace"
    Mycroft inarcò un sopracciglio "certo che ci dispiace! Scegliti un compagno di stanza non ne voglio due con me"
    Martin si girò verso di lui "Come scusa?"
    Ben alzò le braccia per azzittire tutti "Ragazzi basta, Clementina ti da fastidio se dormo io con te?"
    Così si accontentarono di due stanze abbastanza anguste, dentro un albergo molto discutibile nel bel mezzo di New York.


    - Il lettore si starà chiedendo dove sono finiti Mark Gatiss e il vero dottor Watson, bene, eccovi la spiegazione -
    MARK GATISS



    Dopo una lunga contrattazione fra il maggiore degli Holmes e il Capitano della nave, alla fine arrivarono ad un compromesso che non rese per niente felice il povero Gatiss, infatti il posto si trovò, sì, ma solo per 4 passeggeri e non per gli ingombranti bagagli. Questi dovevano essere imbarcati su un'altra nave che sarebbe partita da lì a due giorni. Mark Gatiss ritenuto il meno fondamentale per la missione venne quindi "sacrificato" da Mycroft, sarebbe arrivato in America dopo di loro, probabilmente a cose fatte.
    "Incredibile" disse fra sé Gatiss, "io che ho trovato Mycroft sono rimasto indietro" a quelle parole però un furente clandestino, appena uscito dal bagaglio, gridò " incredibile davvero!! Essere rapito e portato come un salame di contrabbando in America!"
    D'improvviso una voce fin troppo familiare si intromise, "Suvvia, dottore, poteva andarle molto peggio con mio fratello". Il vero unico e inimitabile Sherlock Holmes si palesò davanti a loro vestito da marinaio, "Volevate veramente iniziare questo gioco senza di me?!"
    "Holmes!! Come ha fatto a sapere tutto? Ohh lasci perdere.. " disse John visibilmente felice. Gatiss che era rimasto senza parole fino a quel momento, non potè fare ameno di dire "È il sogno di una vita, io insieme a Sherlock Holmes e il Dottor Watson" e cominciò a ridere e girare intorno, stava quasi per abbracciare Holmes quando egli lo fermò immediatamente. "Mr Gatiss, si contenga! Abbiamo 2 giorni di ritardo su mio fratello ma, stia pur certo che saremo noi a trovare il modo di riportare a casa lei e il branco di ciarlatani che l'accompagnano!" Gatiss strabuzzò gli occhi, Watson rise sotto i baffi.

    Finalmente anche Mark, Sherlock e John arrivarono in America. Si diressero verso l'albergo dove si trovavano gli altri ma scoprirono che il resto del gruppo era già andato da Tesla.
    Uscirono dall'albergo Watson alzando la mano e urlando "carrozza"
    "No"disse Holmes "andiamo a piedi". Watson e Mark lo guardarono "le spiegazioni a dopo, ora camminiamo" disse Holmes con tono che non ammetteva repliche.
    A un certo punto del cammino Holmes fece cenno agli altri due di entrare in un vicolo poi disse"Vatican cameos". Watson spinse Mark contro il muro, estrasse la pistola e contemporaneamente si voltò insieme ad Holmes trovandosi a pochi passi distanti da loro due figure, "Chi siete e perché ci state seguendo da quando ci siamo imbarcati a Londra?"urlò Holmes "e non fate un passo falso che il mio amico Watson vi riempie di piombo!"
    Le due figure dopo un attimo di esitazioni si tolsero i cappelli "Mary! Che diamine ci fai qui?" Disse un incredulo Watson.
    "Sì, sono proprio io. Credevate veramente, caro marito mio, che me ne sarei rimasta buona buona ad aspettarvi mentre voi ve né andavate a fare il giro del mondo?!" Disse un'alterata Mary.
    Mark a quella scena trattenne a stento una risata poi disse fra se" Steve come vorrei che fossi qui!"
    "Ehm........scusate"disse una voce titubante "oh mi scusi signorina Louise....."disse Mary "Signori, questa è la signorina Louise Brealey". Loo si avvicinò ad Holmes "onorata di fare la sua conoscenza e....." paff, Loo diede uno schiaffo ad Holmes dicendogli "non si permetta mai più di chiamare i miei amici un branco di ciarlatani!!"


    "Loo!! Anche tu qui??" gridò Mark mentre correva ad abbracciare la sua amica. "Mark, a quanto pare qualcuno di particolarmente sadico ci voleva tutti qui"
    "Giusta osservazione. E' ormai chiaro che non siete capitati tutti qui per caso, qualcuno voleva spedirvi tutti in questo luogo e nello stesso momento" osservò Sherlock.
    "Mi chiedo se altri di noi siano stati mandati qui.." si domandò Mark.

    - Un giorno prima -
    CLEMENTINA



    "Allora... quale letto preferisci?" chiese Ben a Clementina una volta entrati in stanza "Vanno.... vanno bene entrambi.." rispose lei a testa china piena di imbarazzo, l'unica cosa che riusciva a pensare era: Io e Benedict Cumberbatch insieme nella stessa camera da letto. Da soli!.
    "Senti.." iniziò Ben avvicinandosi a lei con lo sguardo serio, "Si?" scattò lei scacciando le immagini che si stavano formando nella sua mente. "Pensi di poter reggere la situazione e tenere a bada le tue fantasie? Per quanto adori l'affetto dei fan, vorrei non trovarmi nella scomoda situazione di legarne una a letto, non cercherai di saltarmi addosso?" scherzò lui ma, mantenendo un atteggiamento serio aggiunse "in più sono un uomo sposato e non credo che a mia moglie farebbe piacere".


    JOHN WATSON


    Vedere il proprio amico schiaffeggiato da una donna piccola e minuta come la signorina Brealey non ha prezzo, stava morendo dal ridere, Sherlock era scioccato e indignato.
    "Benvenuta nel nostro sempre più nutrito gruppetto, ms Brealey" disse "Ci serviva un'altra donna d'azione" e guardò la moglie con sguardo languido, peccato che la risposta fu un'occhiataccia, no, pensò, non se la sarebbe cavata così facilmente.
    Sherlock a quel punto disse che avevano perso anche fin troppo tempo in inutili convenevoli e che sarebbe andato in cerca di Tesla e di altri indizi senza di loro! Il solito melodrammatico, "Nel mentre, io, mr Gatiss e le signore cerchiamo un alloggio qui vicino, non faccia niente di pericoloso Holmes, non senza di me perlomeno!" Si sepArarono con la certezza che Sherlock li avrebbe di sicuro trovati e aggiornati sul da farsi.

    CLEMENTINA



    Ma non poteva toccarle Martin come compagno di stanza! E adesso doveva sorbirsi anche le lamentele di Benedetto solo perché la sua faccia da fangirl era un maledetto libro aperto! Avrebbe reagito, "credo proprio ti stia sopravvalutando, il cuore di una fangirl è molto volubile! Non sai mai fino a quando ti sarà fedele" la faccia dell'attore la ripagò almeno in parte, "non volevo offenderti, era solo una battuta quella del letto, so benissimo che sei una ragazza seria, insomma, normale ecco " disse Benedict.
    "Non preoccuparti, io ero serissima" aggiunsi ridendo, "il tuo onore sarà salvo Benedict, sogni d'oro".

    Il World Columbian Exposition di Chicago era la loro meta! Arrivati in America, Mycroft ricevette un telegramma con un invoto da parte dello stesso Tesla, alla fiera universale dove lo scienzato avrebbe esposto le sue invenzioni. "Ma ci pensate, incontreremo Tesla in carne ossa!" disse Clementina tutta eccitata mentre si avvicinavano al padiglione dove si sarebbe tenuto l'evento. "Non si agiti troppo signorina, il signor Tesla è noto per il suo brutto carattere anche se devo ammettere che come scienziato ha del potenziale e non si lascia distrarre da niente, salvo il suo lavoro"
    "Mi ricorda qualcuno.." sogghignò Martin scambiandosi uno sguardo di intesa con Ben e Clementina che se la ridevano sotto i baffi."Pensa che incontreremo altre celebrità ?" aggiunse poi a voce più alta. "Spero vivamente di no, altrimenti potremmo assistere a una catastrofe" rispose Mycroft cupo.
    La fiera era spettacolare, invenzioni che nel 2000 erano ormai considerate pezzi da museo, a quel tempo facevano bella mostra di sè ed erano per i visitatori estrema fonte di meraviglia e di stupore. "E' lui il nostro uomo?" chiese Ben all'improvviso indicando un uomo in lontananza che intratteneva un discorso su un palco poco distante
    "Ma.. quello è.. DAVID BOWIE?" dissero Martin e Clementina all'unisono.
    "TESLA!! MALEDETTO TRUFFATORE DA QUATTRO SOLDI!" urlò un uomo che salì sul palco come un forsennato per fronteggiare lo scienziato. "Mal venuto, mio caro Edison!" fù la risposta di Tesla.

    Clementina, Ben, Martin e Mycroft si fermarono di colpo appena udirono quel botta e risposta. Rimasero lì ad osservare la scena.
    Edison aveva una camminata ondeggiante e impaziente, forse anche per le sue forme generose. Agitava il pugno in aria "Avevi detto che saresti stato onesto!?" Tesla di rimando lo guardò fisso negli occhi, con fare tranquillo e pacato sembrava l'esatto opposto del suo rivale "Come lo sei stato tu? Con la MIA idea della corrente alternata?" a quelle parole Edison fece un passo indietro come per fuggire dalla verità "Avevamo un acc..." ma proprio in quel momento sulle spalle di entrambi spuntarono due braccia e subito dopo un volto
    "Sherlock Holmes signori miei, e no non c'è bisogno delle presentazioni, so esattamente chi siete"
    "Ben, sembra davvero il tuo gemello!" Clementina sgranò gli occhi, le fece uno strano effetto. Si girò verso Ben che lo stava fissando a sua volta "Bhe, non so che dire..."
    "Per l'amor di dio andiamo subito da lui" Mycroft s'incamminò veloce verso Sherlock.
    "Oh mio dio, stiamo davvero incontrando i nostri cloni?" chiese Martin, più a se stesso che agli altri.
    "Senta signor Shrek o come diavolo si chiama, non si intrometta!" Edison si divincoló,
    "Che brutte maniere Sir, certo un'ora fa non avreste avuto questo atteggiamento con il signor J.P Morgan" Edison rimase alibito "Come diavolo.."
    Louise rise "Lo fa con tutti".
    Tesla rimase in silenzio tutto il tempo, come Sherlock, studiava i suoi interlocutori.
    Sherlock sorrideva soddisfatto, felice come ogni qual volta che si trovava a ridosso di un caso quando si voltò e la sua visione del mondo cambiò.


    SHERLOCK



    Sherlock Holmes si ritrovò catapultato dritto dritto nel 21 secolo
    "Ben che diavolo ci fai in mezzo alla strada"gridò" Moffat mentre portava sul marciapiede Sherlock
    "Non mi chiamo Ben. Il mio nome è Sherlock Holmes e soprattutto dove sono finito?"
    "Si può sapere che diavolo ci facevi in mezzo alla strada,e per giunta vestito in questo modo? Va bene che per calarsi nella parte, ma qui si esagera!" disse Moffat irritato mentre spingeva Sherlock in un vicolo nella speranza di non attirare l'attenzione. "Mi tolga le mani di dosso Sir!" rispose Sherlock scrollandoselo di dosso "Lei forse non lo sà ma ha davanti a se uno dei più grandi detective del mondo e pretendo che mi si tratti con un minimo di rispetto. Ora.. vuole dirmi esattamente dove ci troviamo e sopratutto chi è lei?"
    "Oh mio Dio.. Ben è completamente impazzito!" pensò Moffat "Benedict.. davvero non sai chi sono?"
    "Glielo ripeto Sir, il mio nome non è Benedict. Forse si riferisce all'impostore che ha preso il mio posto negli ultimi giorni. Per l'ultima volta, il mio nome è Sherlock Holmes ed esigo una spiegazione!"
    Moffat prese il cellulare senza dire nulla e chiamò l'unica persona che poteva aiutarlo "Sue.. abbiamo un problema".











    - - 4 - -



    CLEMENTINA



    Nell'attimo in cui Sherlock incrociò gli occhi sul quartetto (Ben, Clementina, Martin e Mycroft) svanì nel nulla. Lo sconcerto dei presenti fece si che un passante pensò ad una trovata di salti in banchi "Fenomenali siete bravissimi!" esclamò il passante.

    "Che diavoleria è mai questa!?" ruppe il silenzio Edison "Tesla è una delle tue trovate per spaventarmi?" Tesla rimase assorto e quando alzò lo sguardo Edison capì che non era opera sua, c'era sconcerto anche nei suoi occhi. "Dovrebbe chiederlo ai nostri nuovi amici".
    Si voltarono verso il quartetto, che ormai era diventato un tertetto. "Dov'è finito Mycroft?" Martin si girò intorno non trovando nemmeno Sherlock "sono scomparsi...tutti i nostri gemelli" Louise e Mark quando videro i colleghi si precipitarono da loro "ragazzi non sapete quanto io, e anche Mark ovviamente, sia contenta di vedervi, ma temo che ora abbiamo un'altro, grosso problema" Ben abbracciò i colleghi, un po' per conforto, un po' per la gioia di vederli, però in cuor suo sapeva esattamente cos'era successo, quel pensiero prese forma con le parole di Clementina "Oh no, sono stati catapultati nel nostro secolo!"
    Martin fu il primo ad esprimersi in modo molto esplicito "vorresti dire che a casa con mia moglie c'è l'altro?" Clementina annuì e non sono lei ma anche Ben e Louise. Mark si mise una mano sulla faccia, esasperato da quella situazione che sembrava non avere fine.
    Tesla si avvicinò piano, sempre con voce ferma e pacata disse "Signori, forse potrei aiutarvi"

    "Davvero affascinante questo questo artefatto.. " osservò Tesla mentre si girava fra le mani l'oggetto che aveva dato il via alla storia "Chiunque sia stato a crearlo, ha fatto un lavoro straordinario. Vorrei tanto conoscerlo!"
    "Anche a me! Per prima cosa mi piacerebbe dargli un pugno e poi stritolargli il collo fino a che non confessa per quale motivo ci ha messo in questo casino!" ribattè Martin esasperato camminando avanti e indietro "Se quel mezzo damerino osa mettere anche un solo dito su mia moglie, giuro che gli infilo il suo bastone sù per il..."
    "Direi che abbiamo afferrato il concetto Martin! Perchè non provi a rilassarti?" lo ammonì Loo.

    MYCROFT - 2018, Londra


    "Hey là Mark! Come ti va?" si sentì chiamare Mycroft seduto in una strana stanza piena di diavolerie che non aveva mai visto in vita sua "Tutto bene amico.. hai una faccia davvero sconvolta. Stai forse scrivendo la trama del nuovo episodio di Sherlock?" gli fece in tono scherzoso il ragazzo dandogli una pacca sulla spalla.
    "Sherlock certo! Mi scusi giovanotto, può gentilmente presentarsi e dirmi dove mi trovo?" "Ohh certo.. è un altro dei tuoi giochetti vero? Oook.. Mi presento,il mio nome è Matt Smith, lieto di fare la sua conoscenza" rispose il ragazzo con un inchino "Siamo negli studi della BBC a Londra. Cosa la porta qui Sir?" "Temo di saperlo.. e se ho ragione, devo trovare assolutamente mio fratello prima che accada il peggio!

    Ci vollero solo poche ore per ambientarsi, trovò ben presto utile ciò che in questo mondo chiamano smartphone, una scatolina che riusciva in pochi attimi a stare al passo con la sua mente! Fantastico! Trovò un messaggio di Sue Vertue che lo invitava urgentemente a casa sua, Steve aveva trovato Benedict in stato confusionale..
    Quel ragazzo allampanato di nome Smith fu così gentile da accompagnarlo e adesso si accingeva a parlare con i coniugi Moffat, sicuro di trovarci suo fratello Sherlock!
    Poco prima di bussare, però, da un'autovettura scesero il Dottor Watson e moglie, anche loro erano arrivati alla sua stessa conclusione, i baffi fremevano e la signora sembrava insolitamente agitata! Dovevano sbrigarsi"

    CLEMENTINA - 1888, America


    "Bene, almeno abbiamo trovato chi ci può aiutare" disse Benedict, ma come poteva andare bene a quel punto? Stava sprofondando nell'angoscia, Tesla ed Edison armeggiavano già da un po' e ad un tratto si sentì toccare la spalla, era Loo, "Clementina, giusto? Vorrei sapere come hai ricevuto il gioco. Io l'ho trovato sul set del mio nuovo lavoro, del tutto casualmente, Ben lo ha ricevuto per posta, così come Martin e Gatiss" aspettava una risposta, "io invece l'ho acquistato", ecco un'altra anomalia su di lei. "Ricordi chi te lo ha venduto? Com'era?" Niente, non poteva darle una risposta.
    "Signori" disse Tesla, "forse ho capito come funziona! Questo" e indicò il gioco, "è un catalizzatore, riesce a convogliare l'energia che serve per farvi muovere da una realtà ad un'altra!" Benedict allora gli domandò subito, "Sa come farlo funzionare, vero??" E l'eccitazione di prima si attenuò visibilmente "Il problema" aggiunse Edison "è che risponde ad un codice ben preciso, che noi al momento non abbiamo" le nostre faccie dovevano essere sconvolte quando Tesla aggiunse, "ma possiamo sempre trovarlo!! Questi che vedete sul fondo del gioco sono geroglifici! Dobbiamo volare in Egitto, io verrò con voi"


    SHERLOCK - 2018, Londra



    "Portiamolo all'ospedale, forse ha ricevuto un colpo in testa?" Disse Sue a Moffat, il quale nel frattempo cercava di rintracciare Mark e Loo, ma senza successo.
    Dopo aver fatto svariati esami, i medici dissero
    che Sherlock a livello fisico non aveva nessuno problema quindi si decise di fargli fare una visita psichiatrica, al che Sherlock rispose "non sono un psicopatico ma un sociopatico iperattivo! " e si chiuse in un ostinato mutismo.
    Moffat e Sue al colmo della disperazione decisero di chiamare Tom Hiddleston che non ottenne, come Adam Ackland nessun risultato.
    Alla fine tutti e quattro concordano di chiamare sua moglie
    "Questa è tua moglie Sophie, Ben"disse Adam
    "IO NON SONO QUESTO DANNATO BEN E NON SONO SPOSATO....." urlo Holmes
    "Ha ragione chiunque sia costui non è mio marito Ben" disse Sophie
    "Eh! si non è il mio bambino Ben" le fece eco Wanda e aggiunse avvicinandosi a Sherlock "gli ho sempre detto che non aveva il naso aquilino di Sherlock Holmes!"
    "Finalmente in questa gabbia di pazzi qualcuno comincia a ragione" disse Holmes.


    BENEDICT, 1888, EGITTO


    S'imbarcarono sul transatlantico chiamato "Hermit" grazie a Tesla ed Edison poterono alloggiare in prima classe. Erano seduti al ristorante, finalmente si poterono riposare mangiando e bevendo come non facevano da tempo.
    "Forse questa sarà la prima volta che dormiremo come a casa nostra..." disse Ben stirandosi sulla sedia. Poi fissò una persona in lontananza "guardate, non trovate strano che pur essendo mancina si ostina a tagliare la carne con la mano destra?" chiese, gli altri lo fissarono, mentre Telsa ed Edison non ci fecero molto caso. "Come lo hai capito?" chiese Martin. "Be si vede dalle maniche, quella sinistra è più usurata della destra" Ben si accorse della situazione "Sto somigliando a lui vero?" chiese. Clementina gli mise una mano sul suo dorso "Presto saremo in Egitto e risolveremo tutto". Gli altri continuarono in silenzio il loro pasto, meditabondi. Stavano tutti peggiorando Mark, iniziava ad essere più cinico, Louise riconosceva di quanto tempo fosse la carne e Martin zoppicava.
    "Che invenzioni ci saranno nel XXI secolo?" chiese Edison ma Tesla lo fermó "Vuoi alterare la storia? Non dobbiamo sapere nulla riguardo il nostro futuro!" ma Edison sembrava contrariato a quell'affermazione.
    Ben si alzò e lasciò scivolare la mano di Clementina "scusatemi ma temo che mi ritirerò nella mia stanza" disse. Clementina ci rimase un po' male di quel gesto, con tutti quei problemi non avevano più parlato tanto dopo la discussione avuta in camera.
    Ben camminava e non poteva fare a meno di pensare, se lui si stava trasformando in Sherlock, voleva dire che Sherlock si stava trasformando in lui? O valeva solo per il tempo trascorso in un luogo a determinare la trasformazione? E poi c'era Clementina, gli dispiacque per il distacco che avevano avuto, però una parte di lui voleva quel distacco, erano passate settimane da quando si erano ritrovati bloccati e lei gli era sempre rimasta vicino; i rapporti umani sono strani quando si sta più del dovuto a contatto con qualcuno e se quel qualcuno è anche interessante si finisce per provare qualcosa, ma lui sapeva che non era amore però era qualcosa.
    Camminando andò a sbattere contro una persona "Mi scusi, mi..." alzò gli occhi e vide Irene Adler, rimase senza parole, era quella storica? o l'attrice? Ma lo capí subito perché non gli diede tempo che lo baciò appassionatamente "Sher" disse.

    "Irene.." disse Ben sposando la donna da sè. Lei lo guardò socchiudendo gli occhi, poi si allontanò da lui di qualche passo. "No.. tu non sei Sherlock" "Come fai a saperlo?" "Le labbra non mentono, inoltre il "vero" Sherlock ha un modo di baciare molto particolare" rispose lei con aria maliziosa. Ben non potè fare a meno di chiedersi cosa intendesse con "particolare".
    "Dimmi giovanotto, cosa può mai cercare il sosia del più grande detective del mondo in Egitto?"
    "Viaggio di piacere, ho sempre desiderato cavalcare un cammello. E lei?" rispose Ben con un filo di ironia. Sapeva che di Irene non ci si poteva fidare e non poteva fare a meno di pensare che quell'uomo al ristorante avesse un che di sospetto. E se la "vera" Irene stava in quel momento collaborando con Moriarty o qualcun altro di altrettanto pericoloso?
    "Ricerca, le pitture egizie sono così affascinanti! Non lo pensa anche lei?"
    L'aver fatto cenno alle scritte egizie, rese la situazione ancora più sospetta.
    "Se adora le scritte egizie posso aiutarla io signorina!Sà sono un esperto in materia e sarei be felice di farle da guida" si intromise un uomo dall'accento inglese e lo sguardo vivace.
    "E lei sarebbe?" chiese Irene leggermente irritata "Jonathan Carnahan! Al suo servizio madame"

    CLEMENTINE


    "Forse dovrei lasciarlo da solo.. però se parlasse più apertamente di quello che prova potrei aiutarlo! In fondo si è instaurato un certo legame tra noi e magari si confiderà" rimuginava Clementina mentre passeggiava sul ponte finchè non si trovò tra le braccia di un uomo "Oh! Mi scusi signore!" si scusò. "Si figuri, non capita tutti i giorni di trovarsi una bella ragazza tra le braccia" le sorrise il ragazzo capì dall'accento essere americano "Mi chiamo Richard O'Connell, e lei?"

    Clementina aveva già sentito quel nome, ma dove? Non lo ricordava in quel momento e poi quanti cognomi erano uguali ad altri? Però anche l'aspetto non le pareva sconosciuto. "Oh piacere, Clement..."
    "..TINA!" Senti urlare lei, Richard si voltò seguendo lei, vide Martin che la chiamava dalla metà del ponte, all'altezza dell'entrata del ristorante. "È stato un piacere Richard, ora se mi vuole scusare devo proprio andare" disse e Lui le fece un sorriso smagliante "spero davvero di incrociarla di nuovo Clementina". Lei, imbarazzata iniziò a incamminarsi verso Martin.
    "Chi era quello?" chiese, un po' infastidito, a Clementina non gli piacque quel tono da padre "un signore come noi che viaggia su questa nave suppongo" gli rispose, "Non lo so non mi piace quel tipo, mi sembra un damerino, stai sempre vicino a noi, non si sa mai da queste parti" Martin gli fece cenno di seguirlo e così fece lei, sbuffando.

    Ben rimase stupefatto, era sicuro che non fosse l'attore però... ormai aveva smesso di domandarsi ogni cosa. "Dunque, direi che siccome siete in buona compagnia posso congedarmi?" chiese lui. Ma Irene prese sottobraccio anche lui, visto la situazione non le dispiaceva avere due uomini accanto a lei, così da essere sotto lo sguardo di tutti. "Non vi dispiace accompagnare una signora?"
    Jonathan sorrise "assolutamente no!"
    Ben un po' meno "Io sarei di fretta in realtà"
    Camminando sul ponte incrociarono Martin e Clementina, e lei a quella scena non poté che storcere il naso. -Te pareva che c'era anche lei- pensò.

    SHERLOCK, 2018, LONDRA

    Sherlock era seduto sulla poltrona di "casa sua" con le ginocchia sotto il mento. In casa in quel momento non c'erano i suoi figli, poiché la madre di Ben preferí portarli con sé.
    "Hey Ben...scusami Sherlock" A Sophie le sembrava assurda quella situazione, pensò che forse se lo avesse abbracciato magari...
    "Che cosa fai?" chiese lui un po' sul chi vive, ma lei non gli badò e continuò a tenerlo stretto. Lui non riuscì a fare nulla, così, inspiegabilmente anche per lui, l'abbracciò a sua volta. Non sapeva bene il perché ma gli piacque. Lei alzò il viso dalla sua spalla e lo guardò negli occhi "Lo sai che puoi contare su di me vero? Anche se non sei il mio Ben, ed è difficile crederlo, ti voglio bene incondizionatamente"
    "Gr...Grazie" rispose lui arrossendo. Non sapeva cosa pensare, gli sembrò normale e quasi familiare quel posto. Dopo che Sophie lasció la stanza lui iniziò a camminare ed a osservare gli oggetti che occupavano il mobile principale "Sei disordinato mio caro Ben, un po' come me" disse Sherlock fra sé. Si soffermò sulla foto di famiglia e sentì nostalgia, da cosa era dovuta? Non trovò risposta.

    Fortunatamente quel Moffat aveva voluto vederlo di nuovo a casa sua, così lasciò la mogliettina, i pargoli e quella casa fin troppo familiare e si incamminò per le strade di Londra! Venne accolto calorosamente dalla coppia di sceneggiatori, erano preoccupati e si vedeva ma, quella pantomima doveva finire lì, non poteva assecondarli più. Stava quasi per rispondere male e andarsene quando suonò il campanello, Mycroft, Watson e Mary fecero la loro entrata. Bastò uno sguardo, i 2 fratelli con un'insolita sincronia stordirono i coniugi Moffat!
    "finalmente!" disse Sherlock, " non ne potevo più di inutili convenevoli, anche questo strano sentimento di affetto verso di loro mi stordisce!" a quel punto Mycroft disse quello a cui tutti avevano pensato ma non osavano dire, "E' stato lui. Moriarty" E il dottor Watson continuò, "Clementina è la chiave, l'avrà avvicinata e usata per far iniziare questo incubo! Dobbiamo trovarlo e capire come tornarcene a casa nostra!"

    MARTIN FREEMAN, 1888, EGITTO


    Martin era scosso, non poteva crederci, anche Irene Adler! Ci mancava solo .. o no, non voleva nemmeno pensarci! era ormai ora di cena, e dato che Edison soffriva il mal di mare e tesla di mal di vivere, si ritrovò solo con le 2 ragazze al tavolo, di Benedict nemmeno l'ombra..
    "Insomma, incredibilmente [lol] siamo quasi arrivati, manca solo un giorno per arrivare in Egitto, prima di lanciarci in qualche avventura alla Indiana Jones dovremmo proprio trovare qualche specialista, qualcuno che ci dia una dritta! Io di certo non mi intendo di geroglifici!"
    Una ragazza che cenava proprio alle loro spalle si girò, "Forse posso aiutarla io", disse, "Mi chiamo Evelyn O'Connor, sto andando insieme a mio marito e mio fratello a Karnak per studiare alcuni nuove mummie appena ritrovate! Volete unirvi a noi?"
    Martin, Loo e Clementina non si fecero scappare questo colpo di fortuna, avevano trovato la loro archeologa!

    Arrivati in Egitto andarono in un albergo per ristorarsi e riposarsi perché il giorno dopo li attendeva un lungo e faticoso viaggio verso la piramide di Cheope .
    La mattina seguete Mark, Loo, Clementina, Martin e Ben stavano per scendere giù nella hall dell'albergo per raggiungere gli altri, quando davanti ai loro occhi sfrecciò un oggetto color rosso che scomparve in un enorme cerchio apparso a pochi metri di distanza da loro
    "Ma quella è Londra" gridarono tutti insieme e si precipitarono di corsa verso quel cerchio ma non fecero in tempo che si chiuse.
    "Ma cos'era un cape quella cosa rossa che è volta davanti si nostri occhi?" Domandò Martin
    "Accidenti è un cloak non cape.C-L-O-A-K" scandi Ben e gli altri si voltarono a guardarlo con un sguardo torvo "che c'è? perché mi guardate così? Che cosa ho fatto?"chiese allarmato Ben.

    Al piano di sotto,nel frattempo, Irene si era stufata di aspettare nella hall che si decidessero a scendere quindi decise di salire di sopra. Arrivata su "Ehi! Ma cos'è questo?" Disse Irene raccogliendo dal pavimento un oggetto misterioso
    "Forse l'avrà lasciato....." ma Ben non riuscì a terminare la frase "sta zitto" sibilò Mark tra i denti.


    "Londra è diventata mostruosamente grande ci metterò molto tempo per poter memorizzare le strade" Disse Sherlock mentre camminava insieme ai suoi compagni per le vie di Londra.
    "Perché tutti scendono, cosa c'è là sotto?" Chiese Mycroft. Mary e Watson andarono a sbirciare all'inizio delle scale che davano sulla strada, vicino ad esse una grosso cartello colore bianco, rosso e blu con scritto "sottoterra" fece porre delle domande ambigue.
    "Che abbiano costruito una città sotteranea?" Chiese Watson, "C'è solo un modo per scoprirlo" disse Mary, gli altri tre la guardarono senza proferire parola, ma con uno sguardo interrogatorio "signori miei, avete forse paura? Su andiamo!"
    Così scesero giù per le scale ne trovarono altre mobili "Guardate spariscono nel terreno!" Disse Watson, "Non siate ridicolo dottore, è palesemente un sistema di rotaggio, le avranno fatte per non doverle fare le scale" disse Mycroft,
    "Molto acuta la tua osservazione fratello, ma bada bene che il dottor Watson posso offenderlo solo io!" gli rispose Sherlock, Mycroft girò gli occhi al cielo espirando. Watson rise sotto i baffi insieme a Mary. Scesero insieme quelle scale quasi magiche e una volta trovatisi davanti alle barre apribili si chiesero cosa dovessero fare. Capirono che probabilmente mancava qualcosa, chiesero al signore in divisa, così andarono a comprare il biglietto e una volta fatto scesero ai treni.
    "Dunque non è una città ma treni sotteranei! Per percorrere Londra più facilmente, un'idea ingegnosa" Esclamò Sherlock alla vista delle mappa. "Ho una domanda, ma i soldi dove li ha presi Mycroft" chiese Mary, "Non si preoccupi". disse quest utlimo con in sorriso sghembo.
    Andarono in tutte le stazioni di polizia, ma vennero cacciati da quasi tutte queste a parte alcune che vollero foto insieme a loro. Per non parlare delle persone che continuarono a fermarli.
    "Certo che abbiamo molti fan anche qui ma ciò non basta" disse Watson "Cosa facciamo? Non conosciamo bene come funzionano le cose qui, è come cercare un ago in un pagliaio!" continuò.
    "È probabile che non sia nemmeno qui" Disse Sherlock. Tutta la conversazione venne udita da un uomo che si avvicinò alle loro spalle, era incolto e molto trasandato. "Scusate signori, ho erroneamente ascoltato la vostra conversazione, permettetemi di presentarmi: io sono Alan Parrish e temo di sapere cosa sia successo a tutti voi e anche quante possibilità abbiamo per uscire da quest incubo"

    jUMANJI ???

    BENEDICT, 1888, EGITTO

    Il mantello di Strange stava tra le mani della Adler, non dava segni di vita, almeno per il momento ma, l'incubo e l'ironia di quel gioco non aveva fine! Ci mancava solo Wong ed erano al completo.
    Un tocco alla porta e sbucarono nella stanza Tesla, Edison, i signori O'Connor e quel dannato fratello di Evelyn che la sera prima lo aveva costretto a stare insieme alla Adler a parlare del libro dei morti! Che combriccola che erano!
    Evelyn prese la parola, "Signori, lo so che volete andare direttamente alla piramide di Cheope, ma fidatevi, quei particolari segni li ho già visti a Karnak, fareste bene a venire con noi!" e il marito Rick aggiunse, "Eh brava la mia dolce metà, abbiamo cammelli per tutti!"
    Lasciarono l'alberGo di buon mattino con Irene Adler ancora insieme a loro e ancora con il suo mantello.


    SHERLOCK, 2018, LONDRA

    "Si esatto, a causa di quel dannato gioco ho praticamente trascorso tutta la mia vita in una città perseguitata dalla peste, dalla povertà e dalla fame! Per poi puff! Tornare a casa ma solo dopo 26 anni di agonia!" stava spiegando Alan dopo aver trovato un posticino tranquillo a Kensington Gardens "Ero qui a Londra con la mia famiglia, mio padre fabbricava scarpe ed eravamo venuti qui per un'incontro d'affari. Quella fatidica sera avevo discusso con mio padre - voleva mandarmi a vivere in un collegio e la cosa non mi garbava - così appena uscirono di casa, corsi vicino alla statua di Peter Pan. Mi sentivo sempre al sicuro in questo luogo .." disse lui osservando la statua poco distante "e fù proprio vicino alla statua che trovai quel misterioso gioco. Senza pensarci troppo lo usai e all'improvviso mi trovai catapultato in un epoca diversa. Immaginate, un bambino di appena 12, nella Londra del passato"
    "Povero ragazzo.." disse Mary con aria triste. "E come ha fatto a tornare indietro? Ha idea di chi abbia creato quel gioco chi è stato a darglielo?" Domandò un po' più rudemente Sherlock beccandosi l'occhiataccia di dei coniugi Watson.
    "Mi spiace..arrivato nel passato persi quasi subito l'oggetto che mi aveva trasportato nel passato, in poche parole mi venne rubato. Tra la lotta per la sopravvivenza e lo sconforto, cercai comunque di farmi forza e capire come tornare indietro finchè una mattina, dal nulla trovai sull'uscio di casa mia un uomo che aveva tra le mani quel misterioso oggetto. Me lo porse senza dire nulla ma ebbi ben poco tempo per analizzarlo perchè appena lo presi tra le mani lo sentì dire "Fine dell'esperimento Signor Parrish" e in un attimo mi sono ritrovato qui"
    "Che aspetto aveva quell'uomo?" Chiese Watson cercando di tenere a freno l'eccitazione. "Non l'ho visto bene in volto.. portava un cappotto col collo alto e un cappello che gli copriva il viso ma sono sicuro di averlo visto altre volte. Spesso avevo la sensazione di essere osservato o seguito e ogni volta che ero sul punto di scoprire qualcosa, misteriosamente le mie fonti sparivano o succedeva qualcosa. Le uniche 2 parole che spuntavano sempre erano "Jumanji" e "Tesla" "


    CLEMENTINA, 1888

    Il deserto si estendeva per kilometri senza la possibilità di capire in che direzione andare, per fortuna c'era una guida che conduceva il gruppo più improbabile che si potesse mai vedere: la coppia O'Connell insieme al fratello Jonathan cavalcavano davanti a tutti seguiti dalla signora Adler, i due fondatori della corrente elettrica industriale erano gli ultimi della fila, la compagnia dei sei, invece, cavalcava a file di due.
    Ardeth Bey non sapeva esattamente a cosa pensare ma continuò a mostrargli la strada. Era certo però che non erano lì per turismo.
    "Aaah cavalcate divinamente Signorina Adler!" Disse Jonathan affiancandola col suo cammello.
    "La ringrazio, sa noi donne abbiamo molte abilità nascoste" rispose, ed Evelyn annuì sorridendo.
    A Clementina non stavano simpatiche, cercava sempre di rimanere vicino a Louise.
    Martin e Mark discutevano sul da farsi
    "Allora arrivati lì, direi di lasciare le ragazze fuori, in caso ci sia qualcosa di pericoloso" disse Martin "E se invece dovessimo essere lì tutti insieme?" chiese Mark, Al ché Ben sentendo la discussione si affiancó col suo cammello al loro
    "Credo abbia ragione Mark, dobbiamo farlo tutti assieme, pericoloso o meno che sia"
    Tesla si aggiunse al gruppo "Una volta lì dobbiamo innanzi tutto assicurarci di essere soli, quindi agiremo di notte".
    "Hey Teslino, ne è sicuro? Non saprei potremmo farlo di giorno, magari potremmo pagare il silenzio di qualcuno arrivati lì" Propose Edison. "Che razza di nomignolo sarebbe quello? E comunque assolutamente no, capirebbero le nostre intenzioni, verremmo spiati" Rispose Tesla.
    "Hey Ben perché non viene qui di fianco a noi?" Urlò Irene Adler.
    "Di lei non possiamo fidarci" Disse Ben abbassando la voce ai suoi interlocutori. Tesla annuì, osservandola. E con uno sguardo di intesa con Ben girò gli occhi anche verso Edison.

    Irene indispettita dal fatto che Ben non le dava la minima attenzione, stava per dirgli qualcosa
    "interessante signorina Irene!" Disse Richard O'Connell che nel frattempo si era avvicinato a lei
    "Cosa?"disse Irene
    "Il mantello!"indicandolo con la mano O'Connell
    "Oh! E perché lo trova interessante? "Disse Irene con tono sospettoso
    "Non crede che qui faccia troppo caldo? Quindi a cosa le potrà mai servire signorina Adler?"
    "Non si può mai sapere mio caro O'Connell" guardando nella direzione di Ben.

    BENEDICT


    "Dannazione devo riuscire a prendere quel dannato mantello, forse se riesco a indossarlo, magari, chissà riuscirei ad aprire un portale per tornare a Londra"

    Improvvisamente un'esplosione di luce accecante, una mano che lo scuoteva e una voce "signor Edison tutto bene riesce a sentirmi"
    "cosa? Chi? Dove sono?"disse allarmato Ben che guardandosi attorno non vide più le distese di sabbia del deserto ma una stanza a soqquadro
    "C'e stata un esplosione nel suo laboratorio signor Edison" disse l'uomo che lo stava aiutando a rialzarsi dal pavimento
    "laboratorio? Signor Edison? Questo non è l'Egitto?" Chiese Ben al colmo della disperazione
    "No! Siamo in America signor Edison"
    "NO NO NO NON È POSSIBILE NOOOO" urlò mentre si accasciava a terra in preda alla disperazione.


    EGITTO 1888


    Era buio pesto quando arrivarono al tempio, il che era perfetto per il loro piano, decisero così di entrare direttamente, tutti tranne Edison e Johnathan che rimasero a guardia dei cammelli.
    Il corridoio che dovevano percorrere sembrava troppo stretto e basso, ma tuttavia abbastanza agevole, camminavano già da un po' quando all'improvviso vennero avvolti da una luce accecante e proprio O'Connor che apriva la fila, venne risucchiato in una botola, seguito a ruota dalla moglie!
    Le torce si spensero e piombarono nell'oscurità. Clementina gettò un urlo!!
    Ci vollero alcuni tentativi prima di riuscire a far luce, nel corridoio erano rimasti solo Tesla, Louise e Martin, nessuna traccia di Benedict, della Adler e di Clementine!!
    Dietro di loro sentirono delle voci, ben presto videro Benedict e Johnathan correre verso di loro. L'espressione dell'attore però era strana, stravolta, pensò preoccupato Martin, quando fece per chiamarlo l'altro squittì, "Sono Edison, non quel Cumberqualcosa! .. Cosa è successo qui dentro?? Dove sono gli altri e perché ho questo corpo???"

    - nello stesso momento -



    "Finalmente sole", Irene rivolse la sua attenzione a quella stolta ragazza, era carina doveva ammetterlo ma, di certo questo non l'avrebbe fermata.
    Estrasse un pugnale e senza aggiungere altro le recise la gola. :caldo: Che spreco, pensò, ma un patto doveva essere onorato e lei non poteva permettersi altre defaillance con Jim. Non aveva scelta. Prese il mantello e aprendo un portale sparì nel nulla.

    SHERLOCK, 2018, LONDRA


    Certo era una storia folle quella, pensò Sherlock ma, parlando di Moriarty poteva aspettarsi di tutto! Aveva sperimentato quella stregoneria sul povero Alan e adesso evidentemente aveva scelto come prima vittima Clementina, e forse tutti quelli avevano ricevuto il "gioco"!
    Certo, ormai non c'erano più dubbi su chi fosse il colpevole!
    "Dobbiamo ritornare nella nostra epoca e nel nostro mondo. Lì si trova Moriarty" Mycroft lo guardò di sottecchi e aggiunse "credevo non ci arrivassi più, Little Brother" Il dottor Watson li guardò male.. "beh ma è ovvio, dottore", disse Sherlock, "Moriarty sta dietro a tutto, controlla il gioco. Ci ha allontanati dal gruppo per poter attuare il piano e probabilmente uccidere qualcuno o tutti di quei poveri sciagurati!"










    Edited by erin18 - 20/1/2019, 19:47
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar


    ☆☆☆☆☆

    Group
    Administrator
    Posts
    15,868

    Status
    Anonymous


    - - 5 - -



    CLEMENTINA, 1888, EGITTO


    "Mi auguro vivamente che stavolta non accada nulla di strano! Ho affrontato fin troppe mummie e pigmei nella mia vita" si lamentava Jonathan mentre sorseggiava nervosamente del whisky da una fiaschetta "MA CHE DIAVOLO" proruppe Edison.
    "Chi? Cosa? Chi ci attacca?" urlò Jonathan di rimando girando su se stesso "Io.. sono.. UN UOMO!"
    La povera Clementina non poteva crederci. Un minuto prima era stata sgozzata da quella serpe di Irene, e un secondo dopo si trovava nel corpo di Edison. "No no no.." fece lei toccandosi dapertutto e cercando qualcosa con cui specchiarsi finchè non le capitò tra le mani l'orologio da taschino del suo ospite la cui superficie era abbastanza liscia da potersi riflettere. "Perchè tutte a me! Ed Edison?! Dove sarà finito adesso la sua anima?"
    "Ehm amico.. credo che farebbe meglio a stendersi. Questo caldo deve averle dato alla testa"
    "Io non sono pazzo!" sbottò Clementina al culmine dell'esasperazione mentre teneva Jonathan per il collo della camicia "Sono Clementina. Quella strega di Irene mi ha sgozzato e un secondo dopo mi sono ritrovata in questo corpo chiaro? Ora entreremo nella piramide e raggiungeremo gli altri daccordo?" Jonathan annui timidamente senza aggiungere una sillaba e seguì con passo svelto Edison ma vennero bloccati da Ben. "Tu! ridammi subito il mio corpo!"
    "Edison?? Ma porca ..." Clementina non fece in tempo a completare la frase che di botto si trovò in una stanza ben ordinata. "Papà sei tornato!" udì e venne accolta da due bambini che gli si gettarono praticamente addosso.
    " Madeleine, Charles fate i bravi" disse una donna che stringeva tra le braccia un neonato di pochi mesi "Sei tornato presto caro! Ero convinta che il tuo viaggio in Egitto sarebbe durato almeno qualche mese, come mai non mi hai avvertita del tuo ritorno?" "Ora si che sono nei guai!" pensò Clementine disperata.

    Da qualche parte nel 1888


    "Allora mia cara, che ne è stato della ragazza?" domandò un uomo che osservava la città dando le spalle Irene che era appena piombata nella stanza utilizzando un portale.
    "Tutto secondo i piani" rispose lei in modo civettuolo. "Eccellente.." sorrise diabolico Moriarty voltandosi leggermente.

    Nello stesso momento in America


    "Se sicuro che lo scambio dei corpi ha avuto successo?"
    "Si mia signora, ho crontollato io stesso che lo scambio avvennisse nella maniera da lei indicata"
    "Meno male.. Picket, assicurati che quella ragazza e Ben si incontrino il prima possibile! SE vogliamo sconfiggere quel tale dobbiamo giocare d'astuzia e batterlo al suo stesso gioco e far sì che tutti possano tornare alle proprie vite"
    Sarà fatto mia signora" il ragazzo fece un inchino e se ne andò lasciando quella donna misteriosa avvolta nell'ombra .


    LONDRA, 2018


    "Doctor Watson dov'è finito mio fratello?"disse con tono irritato Mycroft
    "Era qui un attimo fa!" Disse Watson e aggiunse "era proprio dietro di me"
    "Beh! Ora non c'è piu! Chissà in che guaio si starà cacciando?dobbiamo trovarlo?"disse Mycroft che non ne poteva più di quella situazione voleva tornare al suo tranquillo e adorato Dionige club

    Da qualche parte in un epoca sconosciuta
    "Dio che mal di testa! Dove diamine mi trovo? E perché è tutto buio? Devo trovare qualcosa per illumi....." non riuscì a finire la frase che qualcuno accese una candela e si avvicinò "oh!bene finalmente ti sei svegliato! Stavo cominciando a preoccuparmi"
    "Ben????"
    "Oh santi numi! Tu non sei Mycroft?"
    "No sono Mark Gatiss e scommetto che tu sei Sherlock Holmes"
    "Ovviamente l'unico e inimitabile"disse con tono arrogante Holmes
    "Bene Sherlock Holmes unico e inimitabile sa dirmi dove ci troviamo e cosa ci facciamo?
    "No" disse secco Holmes


    CLEMENTINA nel corpo di Edison


    Quell'esperienza era folle,
    cominciò a vedere tutto appannato, i bambini lentamente si allontanarono e si sentì trascinare fuori dal corpo di Edison, lo guardava dall'alto! Stava guardando un ricordo dello scienziato che lentamente sbiadiva!!
    Ma allora lei dov'era? Fluttuando uscì da quella casa e arrivò, d'istinto, al laboratorio di Edison. Lo vide, aveva appena scampato un incidente! Stava domandandosi se quello che vedeva fosse un ricordo o realtà, quando d'improvviso apperve l'Eterno!!
    "Clementina, non avere paura, sei nella dimensione astrale" e continuò, "io non posso restare, sto consumando quel poco di potere che mi rimane per dirti una cosa molto importante: devi ritornare in Egitto, comunicare con qualcuno e farti riportare in vita!!". "Ma come si può fare è impossibile!!" rispose la ragazza impaurita.
    "In quel tempio troverai il modo! Hai alleati molto capaci, sapranno cosa fare!!" E proprio quando stava per sparire aggiunse" il mantello ti indicherà il luogo del libro... " "Quale libro?? Ti prego rispondimi !!! "
    Così com'era apparsa, scomparve, lasciandola da sola, ma nella sua testa apperve da sola la soluzione!! Il libro dei morti, ecco di cosa stava parlando, ecco il modo per ritornare in vita!!
    Si concentrò con tutta se stessa e cominciò a sfrecciare per le vie della città, in poco tempo avrebbe raggiunto la sua metà.

    LONDRA, 2018


    "Sherlock è scomparso nel nulla, dobbiamo assolutamente ritornare anche noi nel 1888!!" Esclamò il dottor Watson. Il gruppò non aveva obiezioni, aprirono il gioco ma ci vollero solo pochi instanti per capire la triste verità, non stava funzionando.. dannato Moriarty !! Improvvisamente però ecco comparire un portale e da esso uscir fuori una donna, La Donna come direbbe Sherlock. Aveva una ciocca di capelli con sé. "Cosa ha fatto a Sherlock, maledetta megera!!?" Gridò Watson. La Adler non si scompose ma, rigirandosi il ricciolo nero tra le mani, disse, "Non si scaldi così, dottore! Potete rimanere qui, bloccati, o venire con me!"


    Narratore - America 1888


    "Signor Cumberbatch? Signor Cumberbatch? Si svegli forza" lentamente Ben apri gli occhi e si trovò sdraiato su un divano immerso nella semi oscurita di una stanza impolverata. Davanti a lui c'era un ragazzo sulla ventina con i capelli biondi e due occhi azzuri particolarmente vivaci. "Come si sente? Vuole una tazza di tè?"
    "E tu chi sei? Dove mi trovo?" rispose sospettoso mettendosi a sedere e constatando tristemente di essere ancora nel corpo di Edison. "Il mio nome è Picket, siamo ancora nell' America del passato. Per fortuna l'ho portata via appena in tempo, di certo alla moglie di Edison sarebbe venuto un colpo nel vedere un clone di suo marito, anche se impostore sarebbe la parola più adatta da usare in questo caso"
    "Ma di cosa diavolo stai parlando? E sopratutto vuoi dirmi una volte per tutte cosa ci faccio in questo corpo?"
    "Fà tutto parte del piano di Moriarty. Dopo avervi trascinato nel passato ha fatto in modo di disperdere il vostro gruppo così da poterlo decimare senza tanto sforzo" "Decimare?!" ripetè Ben con un nodo in gola.
    "Esattamente,non è un tipo che va sul sottile. Prenda il suo corpo per esempio. Quello che sta occupando attualmente non è il corpo del vero Edison, ma di un impostore che aveva il compito di ucciderlo e poi fingersi lui così da infiltrarsi nel vostro gruppo di spedizione. In linea temporale, ci troviamo nel giorno della vostra partenza per l'Egitto"
    "Assurdo.. e l'esplosione?" "Ehm.. ammetto che mi sono lasciato andare.. dovevo trovare un pretesto per trattenere qui il vero Edison e impedirgli di partire con voi e alterare la storia. In questo modo lei potrà lasciare questo corpo e tornare nel suo mentre il corpo di Edison sparirà dalla scena"
    "E i ricordi di Edison sul nostro viaggio?" "Ho provveduto io stesso a cancellare la sua memoria. Per quanto ne sà è tornato a casa e ha trovato il suo laboratorie e le sue ricerche in brandelli" disse in tono gioviale Picket soddisfatto del suo operato "Ora però dobbiamo sbrigarci, farò in modo di portare la sua anima nel corpo giusto e uan volta lì dovrà badare a Clementine" "Clementine? Le è forse successo qualcosa?" si allarmò Ben prima di trovarsi infondo a quella che sembrava una tomba. A pochi metri da lui era distesto il corpo senza vita della ragazza.
    "No no no no no! Clementine svegliati ti prego!" urlò lui stringendola tra le braccia mentre le lacrimwe gli coprivano il viso. All'improvviso udì dei suoni provenire poco lontanto e un bagliore illuminò la stanza "C'è qualcuno lì?" Erano Rick e sua moglie.

    - Nello stesso momento nei piani superiori della piramide -

    "Ma che diavolo sta succedendo! Dove è finito Ben,Edison o chinque egli fosse?" urlò Jonathan preso dall'isteria più totale
    "Datti una calmata damerino! Probabilmente sarà stato teletrasportato altrove" osservò Martin come se fosse la cosa più naturale del mondo, ormai non si stupiva più di nulla.
    "Ehm ragazzi.." tutto il gruppo si girò verso quello che sembrava un fantasma in piena regola e insieme cacciarono un urlo che rimbombò per tutta la piramide "O cavoli!" esclamò Clementine mentre vedeva i suoi amici correre nei recessi della piramide a gambe levate.









    - - 6 - -




    LUOGO MISTERIOSO, TEMPO SCONOSCIUTO


    Watson, Mycroft, Mary e Alan si guardarono, in quei pochi secondi avrebbero dovuto capire se fidarsi o meno della Adler e di quello strano portale concentrico che sembrava far scintille color rosso fuoco dai bordi.
    "Andiamo..." disse Watson deciso e preoccupato al tempo stesso. Lo attraversarono e quando lui si voltò per vedere che fine facesse Londra del futuro svanì insieme a quel cerchio. Il luogo in cui erano finiti assomigliava ad un monastero.
    "Dove siamo?" chiese Mary con fare di sfida verso la Adler "non avete la giusta pazienza, per ora accontentatevi di sapere che siete in Nepal.
    "In Nepal!?" sconcertato Watson andò verso di lei e gli puntó un dito contro "sappi che se hai fatto del male a Sherlock non finirà bene per te!"
    "Si calmi dottore, ora vi spiegheremo tutto e forse inizierete a capire la nostra prospettiva"
    Rispose pulendo il tessuto dove era stata appena toccata. "Seguitemi" e così fecero, li portò dentro una stanza dal soffitto enorme, e apparentemente vuota se non per un tavolino e un tappeto. Una voce profonda proferì "Sedevi"
    Mycroft guardò il tappeto e facendo una smorfia si abbassò su di esso, gli altri osservandolo lo imitarono. La Adler invece rimase in piedi attendendo l'interlocutore misterioso.
    Nella stanza entrò una figura alta ed elegante, ma totalmente coperta dall'enorme copricapo. Indossava una vestito da monaco, ma secondo Watson egli non lo era affatto.
    "Benvenuti" disse allargando le braccia "siete qui per esigere delle risposte ed io ve le darò"
    "Chi diavolo sei!" Esordì Alan
    "A questo ci arriviamo dopo" rispose lui con un accenno di riso nella voce.
    "Dov'è Sherlock?" chiese Watson
    "Al sicuro"
    "Non ci credo"
    "La prego ci racconti quello che ha da dire e finiamola con questo teatro" disse Mycroft
    l'uomo misterioso rise ancora.
    "Noi tutti facciamo parte di un mondo proveniente da un altro universo, di solito le persone più interessanti arrivano in questo mondo sottoforma di pensiero e gli esseri umani che vivono qui credono che siamo frutto della loro fantasia ma quello che non sanno è che questo è un collegamento! Alan, te sei stata la prima persona ad aver attraversato i mondi. La Londra in cui vivevi tu non era quella di questo mondo. Anche se erano identiche, poiché i nostri mondi non sono diversi ma cambiano solo in alcuni aspetti. Io e i miei seguaci stiamo lavorando per stabilizzare una connessione continua, un ponte che possa permetterci di viaggiare"
    Gli altri rimasero in silenzio, non seppero cosa pensare, era strana da immaginare una cosa del genere, a malapena la maggior parte di loro si stavano avvicinando ad una scoperta rivoluzionaria in campo astronomico ma non potevano di certo immaginare una cosa come questa.
    "Perché mai volere una connessione?" chiese Watson alzandosi. "Ma ci pensi dottore i primi esseri umani ad attraversare i mondi e a viaggiare nel tempo, chi vorrebbe vivere una vita senza magie o stranezze potrebbe stabilirsi qui"
    Rispose l'uomo con entusiasmo.
    "Sarebbe il caos più totale, provocherebbe uno shock di massa"
    "Ormai è stato già deciso"
    Watson decise che era il momento giusto, così saltó addosso all'uomo togliendogli il cappuccio
    "Moria.." ma questi non era Moriarty ma un'altro uomo.
    "Io sono Caecilius"

    Caecilius si liberò facilmente del dottore e fece un cenno alla Adler, "portali insieme agli altri due. Saranno contenti di ritrovare il loro Sherlock".
    Irene li scortò per un lunghissimo corridoio, scesero delle scale e alla fine capirono che erano diretti nelle prigioni. Trovarono così in una cella Mark Gatiss e uno Sherlock piuttosto malconcio. Irene li trascinò dentro ma prima di andarsene visitò brevemente il detective. "Starai meglio, sciocco che non sei altro! Collabora col maestro Caecilius, non opporre resistenza!" Sherlock la guardò dritta negli occhi e con un mezzo sorriso disse, "Lo sapevo che non potevi stare con Jim, ma stai attenta, chérie, questo Caecilius non credo soffra troppo il tuo fascino".

    Clementina, Egitto 1888


    Clementina aveva decisamente sbagliato approccio. Martin e gli altri si diedero alla fuga ma almeno andarono nella direzione giusta ..
    Il gruppetto si diresse a gambe levate proprio nella stanza in cui si trovava il suo corpo esangue tra le braccia Benedict! L'attore era sconvolto, continuava a ripetere che non era giusto, che era solo un maledetto incubo. Quando gli altri entrarono e videro la scena ebbero reazioni diverse, Martin Freeman ammutolì, Loo si avvicinò all'amico con gli occhi sbarrati e Johnathan andò ad abbracciare i suoi familiari!! Quando si palesò la guardarono tutti con paura e terrore, doveva proprio essere un fantasma niente male, pensò!XD Voleva comunicare con loro ma emanava solo uno strano bagliore, si stava sforzando e sentiva come se ogni parte di sé le scivolasse via! Doveva dire loro del libro!! .. quando d'un tratto Johnathan esclamò: "Imhotep!!" La sorella si girò di colpo e capì "hai ragione, la sua anima è ancora qui! Possiamo riportarla indietro!" Benedict allora si alzò e abbracciò la donna, "Dobbiamo riuscirci, è così giovane e non possiamo permettere che questo le accada veramente!!" E indicò la stanza, "Noi tutti dobbiamo impedirlo, e dobbiamo tornare da dove siamo venuti!! Questo strazio deve finire"
    Dall'angolo più buio dlle stanza una voce, "Oh ma che scenetta patetica" Si fece avanti e comparve lui, Moriarty!! "Ciao, Clementine, com'è stare dall'altra parte?" E sorrise in maniera inquietante verso di me. Avrei tanto voluto saltargli addosso, urlare, ma l'unica cosa che potevo fare era di guardarlo male e maledirlo in ogni modo possibile.. Il Moriarty che lei aveva tanto amato nella serie tv l'aveva fatta uccidere e adesso minacciava tutti con una pistola. "Andiamo, credevate veramente di potermi sfuggite? Benedict, dato che sei così affezionato alla ragazza, sarai tu il prossimo" e punto la pistola nella sua direzione. A quel punto però si scatenò un putiferio, Martin fece volare Benedict di lato, Rick O'Connor rispose al fuoco, Johnathan, Loo e Evy presero il mio corpo e fuggirono via.


    [Narratore] Nepal, tempo sconosciuto


    Irene non sembrò essere affatto toccata dalle parole del detective, tantè che si limitò a una smorfia e a uscire in silenzio dalla stanza. "Hai davvero una pessima cera fratellino, spero che durante il tuo soggiorno qui, tu sia riuscito a scoprire qualcosa di interessante" chiese Mycroft girando in tondo nella speranza di trovare una qualche via di fuga.
    "Oltre al fatto che la magia esiste è che quel Caecilius sia un megalomane senza speranza, ben poco. Una cosa è certa, la situazione è più complicata di quanto potessimo immaginare"
    "Perchè è capitato proprio a noi! Cosa abbiamo fatto di male per meritarci tutto questo!" piagnucolò Alan in un angolo tenendosi la testa tra le mani.
    "Siete solo stati sfortunati" sussurò una voce dal buio. "Chi ha parlato?" urlò Mark drizzandosi in piedi.
    Dall'oscurità della cella si palesò Picket "Per favore potete fare meno chiasso? Non è il caso di attirare l'attenzione di quei due energumeri che fanno la guardia in corridoio" li ammonì poggiandosi un dito sulle labbra. "Vi spiegherò tutto meglio appena saremo fuori di qui" "E come intende liberarci se è lecito chiedere?" chiese Watson con disprezzo.
    Senza dire una parola, Picket estrasse uno strano oggetto dorato dalle sembianze di uno scettro e lo fece roteare, ricreando lo stesso portale che li aveva portati qui.
    "Sò che non avete alcuna ragione per fidarmi di me ma credetemi, se resterete qui, passerete guai ben peggiori di quelli affrontati fino ad'ora"
    Tutti i presenti si guardarano fra loro e alla fine fù Sherlock a prendere l'iniziativa avvicinandosi al portale "Normalmente sono una persona che si affida alla ragione e alla logica, ma per una volta voglio dar retta al mio istinto. Facci strada piccolo folletto" "Con gran piacere Spock" sorrise il giovane e uno ad uno attraversarono il portale.
    Il luogo d'arrivo sembrava il salone di un castello con immense vetrate colorate e mura fatte di mattoni coperti di muschio. Alle pareti erano appesi stendardi ormai logorati dal tempo e i mobili erano antichi e coperti di muffa.
    "Allora, vuoi dirci chi sei e perchè ci stai aiutando? Hai qualche conto in sospeso con Caecilius?" chiese Mary.
    "Caecilius è solo una pedina in un gioco più grande, così come anche Moriarty e tutti i suoi sottoposti." rispose Picket mentre attraversavano un lungo corridoio "La verità è che tutti loro sono solo delle marionette, a tirare i fili è uno spirito antico il cui unico desiderio e creare caos e distruzione e cibarsi della paura e della disperazione che esso infligge alle sue vittime. Per fortuna dove c'è il male, c'è anche il bene. E' a quest'ultimo che io presto i miei servigi"
    "E questa anima antica ha anche un nome?" chiese con profondo scetticismo Sherlock, convinto di aver fatto un errore a seguire questo strano tipo che parlava di demoni e altre diavolerie da stregoni.
    "Ohh.. ha molti nomi. Nel corso della storia ha assunto diversi aspetti e creato scompiglio in maniera sempre diversa e molti scrittori hanno creato personaggi e storie ispirati a lui...Stella del mattino, l'Ingannatore.. uno dei più famosi è Loki, il Dio delle Malefatte".

    SALONE DEL CASTELLO, TEMPO SCONOSCIUTO


    Si era fatto buio ormai, nel grande salone si potevano distinguere sei figure al lume di un candelabro, chine sul lungo tavolo che prendeva parte di quell'enorme stanza.
    "Picket, quindi secondo le tue spie gli altri si troverebbero in Egitto ancora? Noi l'ultima volta stavamo cercando di andare lì" disse Sherlock.
    "Si lo so bene, comunque si sono bloccati, purtroppo hanno incontrato Moriarty e hanno ucciso una ragazzina" A quelle parole Mark immaginò subito di chi si trattasse, e quando schiuse le labbra per dire qualcosa il suo gemello lo guardò dicendo "Conosco bene quell'espressione, ma sai bene anche te che per ora anche noi siamo bloccati" disse Mycroft
    "Smettila di leggermi, so bene che hai più o meno il mio stesso metodo di ragionamento!"
    "Frattellini, piantatela di piagnucolare, andiamo avanti col piano..." li ammonì Sherlock
    "Bene" disse Picket "Sherlock ti ho fermato prima che tu andassi in Egitto perché ti potessero imprigionare e così facendo loro credono che tu sia ancora lì, abbiamo un vantaggio" spiegò lui guardalo negli occhi.
    "Ci spostiamo sempre col portale?"
    "Si, ma non possiamo tornare indietro nel tempo, questo sling ring apre solo portali nel tempo presente" disse Picket.
    "Quindi siamo ancora nel 2018?" chiese Mary.
    "Si, tesoro" le rispose Watson.
    "Dobbiamo trovare una connessione in Egitto, magari se fossimo tutti nello stesso punto i due momenti temporali potrebbero aprire un portale" Disse Sherlock totalmente stranito dalle sue teorie scientifiche.
    "Potrebbe andare così o meno".
    Tutti insieme si prepararono con varie provviste ed insieme attraversarono il portale. Arrivarono in Egitto, raggiunsero il luogo indicato da Picket e una volta lì aspettarono la notte.
    Nella piramide, tutto taceva, Watson e Mary toccarono muri, Mark e Mycroft visionarono il soffitto e Sherlock con la sua lente guardava la pavimentazione cercando spostamenti di corrente. Picket con gli occhi chiuse cercò qualche segnale proveniente da lontano. Nulla di questo servì a qualcosa.
    Sherlock tirò un pugno al muro "Maledizione, come torniamo indietro nel tempo se non sappiamo nemmeno la loro esatta posizione?"
    la sua voce tuonò nelle pareti e creando l'eco, il silenzio che venne poi si ruppe da un suono che man mano che si avvicinava, assomigliava ad un motore, per molti di loro a vapore, che sbuffava e arrancava, come se ci fossero dei freni ad impedirgli la corsa. Quando sembrò che questa cosa avesse atterrato, tutti si domandarono che cosa avessero mai udito. Una voce arrivò dal fondo del corridoio "hey là, c'è nessuno? Ho ricevuto una chiamata d'aiuto"
    "Chi sei? E comunque non abbiamo bisogno di nessun aiuto" Rispose Picket.
    "Fidati di me, io sono il Dottore"

    SCOZIA - TEMPO SCONOSCIUTO


    "A quanto pare in nostri amici hanno trovato un modo per tornare nel passato. Ora anche il Dottore è della partita! E' stata una bella mossa far partecipare anche lui." osservò una ragazza con il viso da folletto e di piccola statura.
    Davanti a lei, seduta su una immensa sedia dell'epoca Tudor, si ergeva una donna dai capelli rossi lunghi e fluenti.
    "Loki non è il solo a creare scompiglio. Con tutti questi giocatori in gioco, avrà non poche difficolta a realizzare i suoi piani. Ma dimmi Juno, hai sistemato le cose in Nepal come ti avevo chiesto?"
    "Certamente mia signora! Grazie al mio incantesimo ci metteranno un pò a capire che quelli nella cella sono dei semplici pupazzi di pezza. Però mi chiedevo.. è davvero sicuro di lasciare Irene e Caeciliu a piede libero? Per non parlare di quell'altro... di sicuro nessuno ancora sospetta del suo coinvolgimento" chiese preoccupata la ragazza.
    "Per il momento lasciamogli credere di essere in vantaggio.. a tempo debito tutti i segreti verrano svelati"

    Narratore - Egitto 1888


    "Presto, da questa parte!" gridò Evy che era in testa il gruppo facendo strada attraverso gli stretti cunicoli della piramide. La struttura era immensa ed era difficile orientarsi in quel labirinto.
    "Hai almeno idea di dove stiamo andando?" chiese Loo preoccupata. "Certo.. più o meno!"
    "Come sarebbe più o meno??? Vorrei farti notare che abbiamo un pazzo armato alle calcagna, e non ci tengo a restare sepolta viva quaggiù insieme a lui o a qualsiasi altra cosa!" incalzò Mary.
    "Signore state calme.." iniziò Jonathan ma venne zittito con un possente "Sta zitto!" da parte di tutto il gruppo.
    Nel frattempo lo spirito di Clementina cercava di tenere il passo del gruppo anche se non era una passeggiata muoversi in senza avere un corpo vero e proprio. Teneva gli occhi fissi sul suo corpo e su Ben che la trasportava senza il minimo sforzo. Avrebbe tanto voluto parlargli ed esprimergli la sua gratitudine, ma faceva fatica a trovare le parole.
    "Per di qua!" disse all'improvviso Evelyn guidando il gruppo in un corridoio apparentemente senza uscita.
    "Siamo spacciati.." disse Tesla affranto. "Forse no.." disse l'archeologa che dopo aver armeggiato per un pò vicino alla parete, riuscì ad aprire un passaggio segreto per poi condurvi dentro il gruppo.
    Dopo un breve corridoio spuntarono in una maestosa sala illuminata dai raggi della luna. Al centro vi era una sorta di immensa vasca ai qui lati si ergevano delle colonne immense e sul fondo, era possibile vedere quello che aveva tutta l'aria di un'altare. "Ci siamo.. secondo le mie ricerche è qui che si trova il libro dei morti!"


    SALONE DEL CASTELLO 2018


    "Dottore chi?" chiesero in coro tutti insieme.
    "Solo Dottore, allora qual'è il vostro problema? Qualche forma aliena nascosta nei muri del castello? Ah no fatemi pensare... siete prigionieri di...",
    "di nessuno, però si, abbiamo un grosso problema ad essere sinceri. Non sapevo se potevamo fidarci di te" spiegò Picket, "io sono Picket, loro sono Mycroft, Mark, Mary, Watson e l'illustre Sherlock Holmes" Il Dottore sgranò gli occhi "quel Sherlock Holmes?" chiese il Dottore stupito, al che Picket spiegò cosa affliggeva il gruppo. "Loro, noi, veniamo da un altro universo, ci sono dei pazzi che vogliono aprire un portale per connettere questo e l'altro mondo e noi ora stiano cercando di tornare indietro nel tempo per incontrare la nostra metà del gruppo e una volta insieme sistemare le cose" disse Picket in tono frettoloso. Il dottore si accarezzò il mento, pensieroso, poi prese a camminare avanti e indietro, ogni tanto parlava fra sé e poi "salite sul Tardis, vi porterò io indietro nel tempo" disse.
    "quell'affare torna indietro nel tempo?" chiese Watson scettico.
    "Come faremo a starci tutti?" chiese Sherlock ancora più scettico, "c'è spazio solo per lei Dottore."
    "Vi potrebbe stupire la mia nave, ma ora dobbiamo proprio andare, avanti non abbiamo tempo da perdere"
    Molto lentamente entrarono uno ad uno e quando furono tutti dentro non poterono credere ai loro occhi, l'interno della nave era più grande dell'esterno. "Questa è stregoneria" dissero Mycroft e Mark all'unisono, poi si guardarono, facendo sorrisi sghembi, compiaciuti.
    "destinazione?" chiese il Dottore; "Egitto, 1888, piramide di karnak"
    disse Sherlock.
    "Tenevi forte" il Dottore, tirò giù una leva e il Tardis iniziò a rombare e insieme a quelli, violente turbolenze. Caddero quasi tutti, a parte Mary e il Dottore che risero nel vedere i loro compagni scomposti sul pavimento con espressione indignata. Le turbolenze si asestarono e quasi per magia, pensarono gli altri, il viaggio terminò.
    "Siamo già arrivati?!" chiese Picket. "Si, non era così indietro nel tempo, non come lo intendo io... per lo meno" spiegò il Dottore. Uscirono dalla cabina e finalmente si trovarono nella piramide di Karkan, ora dovevano solo cercare gli altri.


    Egitto 1888


    Erano finalmente tutti nello stesso posto!! Il gruppo formato da Sherlock, Watson e Mary, Mycroft, Mark Gatiss e guidato da Picket salutò il prezioso Dottor , ed entrò nel tempio.
    "Dobbiamo restare uniti e trovarli prima che Moriarty possa far danni" disse Sherlock ma, proprio nel mentre Picket cominciò a correre per un corridoio, difatto, mollandoli lì. Non si diedero per vinti, accesero una torcia e decisero di avanzare nella stessa direzione del folletto stando però ben attenti alle insidie che quel posto riservava con o senza Moriarty!

    Benedict, Evy e Rick, Martin, Loo, Tesla, Edison e Johnathan si ritrovarono tutti insieme nella stanza segreta. Poggiarono il corpo senza vita di Clementine sull'altare. Erano sconvolti, sudati e impauriti, quel pazzo assassino di Moriarty non li aveva seguiti ma non erano al sicuro, avrebbe trovato ben presto il metodo per entrare anche lui!
    Rick O'Connell armi in pugno stava di guardia con Johnathan, i 2 scienziati trovarono un incavo sotto l'altare e scoprirono così un libro .. il libro dei morti. Lo presero..
    "No, non toccatelo così, aspettate" urlò Evelyn ma fu troppo tardi.
    Appena lo presero centinai di mummie cominciarono a uscire da ogni parte !!! Benedict e Loo si misero a protezione di Clementine, Evelyn afferò il libro e cominciò a cercare il rito da compiere per salvare la ragazza. Tesla ed Edison si unirono agli altri in difesa dal gruppo!!

    Scozia, tempo indefinito



    Juno guardava la sua signora con preoccupazione.
    "Non dovremmo aiutarli? E poi perché Picket insegue Moriarty per il tempio? È stato sciocco da parte sua lasciare il gruppo di Sherlock da solo!"
    "Piccola Elfa, hai tanto da imparare da Picket! Il mio fedele servitore ha capito che in realtà non è Moriarty quello che si vede bensì Loki, il Dio dell'inganno! È lui che dobbiamo stanare, una volta fatto, tutto si sistemerà"

    "Picket cosa ci fai qui?"
    "Mia signora abbiamo un problema, non so come ma il signor Holmes e il suo sosia sono spariti "

    Egitto 1888 - New York 2018


    Improvvisamente dal nulla si aprì, il ben e ormai noto, portale e tutti senza pensarci mezzo secondo lo attrversarono, trovandosi in un grande salone con al centro un enorme e larga scalinata
    "Dove ci troviamo adesso?" Dissero all'unisono Tesla, Edison, Mycroft e Watson
    "Speriamo in un luogo sicuro"disse Mary
    "Non ci posso credere..... ci mancava solo questo......"disse sgomento Ben e passandosi nervosamente la mano sul viso. Tutti lo guardarono in attesa di spiegazioni "questo é il Sanctum Sanctorum"disse Ben stizzito.
    "Il sancta che?" fecero eco Evy e Rick
    Loo, Martin e Mark guardarono Ben il quale confermò ciò che stavano pensando "Questa é la casa del Doctor Stephen Strange" disse Ben
    "oh bene un altro dottore " disse spazientito e irritato Mycroft
    "Verramente ero il miglior neurochirurgo del mondo"disse Strange che dalla cima delle scale volò atterrando di fronte a Mycroft "ora sono il Mago Supremo il Signore delle arti mistiche" poi aggiunse
    "Finalmente , tra Moriarty, Irene a proposito quella donna ha ancora il mio mantello, e Loki sono riuscito a portavi qui...."
    Ma venne interrotto da Sherlock che spinse Mycroft su un lato piazzandosi di fronte a Strange e con tono tra l'arrogante e sprezzante disse
    "Bene mago supremo il signore di qualunque cosa sia può rimettere le cose a posto? riportare tutti alle nostre vite?"
    Strange guardandolo dritto negli occhi, con fare beffardo e un sorriso "ma certo che posso" e schiocco le dita

    "Ce qualcosa che non va, più guardo Strange e più i conti non tornano" pensava tra se Ben quando vide Strange che stava per schioccare le dita urlo "SHERLOOOOCK" e lanciandosi di corsa verso Sherlock lo afferro per la vita

    entrambi erano spariti


    LUOGO SCONOSCIUTO (Norvegia)


    Sherlock si accorse troppo tardi che Strange lo stava teletrasportando via, insieme a Benedict.
    Caddero sull'erba, rotolando verso una discesa, non molto lunga, sdraiati in modo acrobatico cercarono di rialzarsi.
    "auch, penso di essermi rotto... qualcosa" disse Ben alzandosi, porse una mano a Sherlock, che afferrò subito per rimettersi in piedi.
    "Quel maledetto Strange! Chissà con quale sorta di incantesimo è stato stregato per farci questo, è evidente che io e te serviamo a qualcosa"
    dedusse Sherlock,
    "Si ma a cosa? Secondo me non era nemmeno Strange quello. Questa storia mi sta facendo impazzire" rispose Ben.
    "Sai prima di trovarvi siamo stati in un tempio in Tibet, al cospetto di un tale chiamato 'Caecilius' ci ha narrato il quadro generale, ovvero il passaggio da un mondo senza magia, il tuo, ad un mondo con tutto ciò che possa esistere, ovvero il mio, cercano di tenere aperto il passaggio, forse noi siamo la chiave per tenere aperta questa porta? Non ne sono sicuro, ho pochi elementi per dedurre ciò"
    "Non sbagliate" disse una voce, poco distante.
    Ben si avvicinò a quella voce "Strage?"
    legato ad un albero c'era lo stregone originale.
    "Ora ci siamo tutti e tre" disse Ben sconfortato "se Sherlock non sbaglia, presto succederà"
    "Non ne sarei molto sicuro, finché ci sarò io in vita" rispose Strange,
    "Prima dobbiamo slegarti stregone" disse Sherlock sarcastico,
    Si aiutarono a vicenda, e insieme cercarono di capire dove fossero, secondo Strange dovevano trovarsi a nord, molto a nord e Sherlock osservando il movimento del sole, in quelle ore, dedusse che si trovarono si a nord ma in Norvegia.
    "Che fine avranno fatto gli altri?" disse Ben, con una nota di tristezza nella voce.
    "Penso siano rimasti con il finto Strange, e probabilmente sono stati catturati" rispose Sherlock,
    "Quello è Loki, il dio dell'inganno" disse Strange
    "fantastico, ci mancava anche lui" disse Ben, ma allo stesso tempo realizzò che se c'era Loki in quel mondo folle, doveva esserci anche...


    SANCTA SANCTORUM Narratore


    "Dove sono finiti, rispondi?" urlò Rick puntando le armi contro lo stregone per nulla intimidito dalle sue minacce.
    "In un luogo lontano dove non daranno fastidio. Quanto a voi.." nel bel mezzo della frase, tutti i componenti del gruppo vennero circondati da delle armature che li immobilizzarono uno per volta rendendoli inermi "subirete lo stesso trattamento"
    "Dannato bastardo! Si può sapere che diavolo vuoi da noi e perchè stai facendo tutto questo?" domandò Martin tentanto di liberarsi dalla presa del suo aguzzino ma era tutto inutile, le possenti mani dell'armatura lo tenevano ben fermo. Lo stregone non lo degnò di uno sguardo e preferì dirigersi verso il corpo inerme e senza vita di Clementine che giaceva al suolo."Quindi è lei... Irene si è lasciata parecchio andare. Mi toccherà farle una bella ramanzina"
    "Sta lontano da lei!" lo minacciò Evelyn e solo in quel momento notò che lo spirito della ragazza non era più con loro.
    Lo stregone creò una sorta di barriera attorno al corpo e facendolo scortare da alcune guardie, lo fece fluttuare fuori dalla stanza. "Dove la state portando?" chiese John "In una stanza sicura e protetta. VOI!" disse il falso Strange rivoltò alle sue guardie "Rinchiudete i nostri ospiti in celle separate e portatemi il libro dei Morti, sarà una piacevole lettura"

    EGITTO 1888 - Narratore


    "Presto tutti dentro il portale!" urlò Mycroft. ERano circondati da mummie spaventose e non c'era tempo per pensare a quale luogo il portale gli avrebbe condotti. Clementine stava per seguirli ma rimase bloccata, incapace di muoversi.
    "Ma che diavolo.. non riesco a muovermi! hey aspettatemi" ma fu tutto inutile, il portale si era ormai chiuso lasciando la ragazza da sola circondata da mummie malefiche. Lo sconforto la invase e per un momento credette che ormai fosse finita finchè la sala non venne inondata da un fascio di luce che mise KO tutti tranne lei. Dal passaggio segreto comparve uno strano ragazzo che si avvicinò rapidamente a lei "Ti chiedo scusa ma non c'è tempo per le spiegazioni" e prima che la ragazza potesse ribattere, venne risucchiata all'interno di uno strano amuleto che iol ragazzo stringeva tra le mani.
    Dopo chissà quanto tempo, Clementine venne nuovamente liberata solo che ora non si trovava più nella piramide, ma in un castello. Al suo fianco c'era il ragazzo con il viso da folletto e di fronte a lei un'altra giovane ragazza dai lineamenti asiatici e una donna il cui viso era coperto da un cappuccio e di cui si intravedevano solo i lunghi capelli rossi.
    "Sono desolato per la mia maleducazione ma era necessario portati lontano da quel luogo prima che le mummie si risvegliassero. Mi chiamo Picket e ti posso assicurare che andrà tutto bene, ora sei al sicuro"
    "Al sicuro? AL SICURO!" sbottò Clementine "Sono giorni che vivo in un incubo! Sono stata teletrasportata indietro nel tempo, sono stata uccisa da una donna che credevo solo un'invenzione e trasformata in un maledetto fantasma e sballottata avanti e indrieto come uno yo yo. Ora mi trovo in un castello sperduto, lontano dai miei amici e circondata da estranei inquietanti.. e hai il coraggio di dirmi che sono al sicuro e che va tutto bene?"
    "Hai ragione ragazza. Il mio aiutante a spesso l'abitudine di essere troppo accomodante e accondiscendente, ma ciò che ha detto è vero. Non hai nulla da temere da noi.."
    "E perchè dovrei crederle sua maesta?" a tale domanda la donna alzò leggermente il viso mostrando da sotto il cappuccio due occhi incredibilmente brillanti con diverse sfumature di colore "perchè noi siamo l'unica possibilità che hai per tornare a casa"


    NARRATORE - NORVEGIA


    Ben scattò in piedi "Se qui c'è Strange e Loki è l'artefice di questo casino, vuol dire che da qualche parte c'è un Tony Stark o un Thor...dobbiamo assolutamente contattarli in qualche modo!"
    "Ci ho provato, ma sembra che la mia richiesta di aiuto non riesca a raggiungerli" disse Strange "ho anche perso la mia cappa, ed ora è in mado ad una strega"
    "La donna..." rispose Sherlock.
    "Ci sarà un'altro modo, raggiungiamo qualche paese vicino e..."
    "Siamo senza soldi Ben, nessuno ci aiuterà"
    "Hai poche risorse per essere lo stregone supremo" ribatté Ben.
    "Io penso che l'idea di Ben non sia così stupida, meglio tentare"
    "Essia"
    Ben sorrise, e insieme inziarono un cammino che durò quasi una giornata intera, ma riuscirono ad arrivare in un paese abitato chiamato 'Raudeberg', entrarono in un negozio chiedendo gentilmente se potevano telefonare, essendo turisti che non riuscivano a trovare la strada di casa, troppo intrepidi per portarsi dietro una mappa, il negoziante acconsentí e offrì loro anche un the caldo.
    "Chiamerò mia moglie, se per voi va bene, credo che noi ci troviamo nel mio mondo, visto l'impossibilità di Strange nel contattare i suoi amici, lei potrà venirci a prendere"
    compose il numero, uno squillo, due squilli, tre squilli.
    "Pronto?" Ben sentì la voce calda di sua moglie e gli scesero le lacrime.
    "Tesoro, sono io, Ben..."
    "Ben, sei proprio tu?"
    "Si..."
    "Eri scomparso, però c'era una persona identica a te, oh mio dio dove sei? Ti hanno rapito?"
    "No tesoro, è complicato da spiegare, ma dovresti fare una cosa per me..."
    "tutto quello che vuoi, ti prego dimmi che stai bene"
    "si, non preoccuparti per me... ascoltami devi prenotare un taxi o qualsiasi cosa che venga a prendermi nella citta di Raudemberg e farmi portare all'aeroporto più vicino, prenota tre biglietti a nome, a nome... " Già, che nomi poteva mai dare? Di certo i suoi gemelli non avevano documenti validi. "A nome mio" disse in fine.
    Dopo aver chiuso la telefonata tornò al tavolo, dove si trovavano Holmes e Strange, taciturni e preoccupati. Ben spiegò loro la sua richiesta e spiegò anche la difficoltà nel passare tutti i controlli all'aeroporto, dovevano studiare un piano per sembrare la stessa persona, alternarsi durante il volo e sperare di non essere scoperti.
    Quel pomeriggio stesso, ormai quasi sera attuarono il piano.
    "E dire che io li scovavo i criminali... Watson di certo riderebbe di questa situazione"
    "Avanti Holmes, non faccia il difficile, prenda quel maledetto maglione!"
    Strange e Holmes, rubarono tre maglioni, tre jeans, tre paia di scarpe e infine ma non di minor importanza tre cappelli.
    "anche tre paia di box non erano male" commentò Ben, per essere poi guardato malissimo dagli altri due.
    Dopo essersi vestiti, solo la capigliatura li differenziava, per fortuna con i cappelli, il problema era risolto.
    Il taxista, arrivó e appena li vide fece i complimenti ai tre 'gemelli' così identici che gli risultava difficile distinguerli.
    Arrivati all'aeroporto la sincronizzazione doveva essere essenziale.
    Passare ai tornelli non era un problema, tutti e tre posando il loro biglietto di imbarco sullo schermino riuscirono ad accedere alla zona dei controlli, ma lì erano un'altro paio di maniche.
    Sherlock andò per primo, presentò il passaporto di Ben,
    "Scusi signore, ha prenotato tre posti, è corretto?"
    "Si non voglio vicini rompi scatole".
    In quel momento Strange, creò trambusto.
    Gli addetti chiesero a Sherlock di attendere un attimo e mentre le guardie, troppo occupate a osservare, lui sgattaioló aldilà dei controlli, si tolse il cappello per apparire diverso e rimase in t-shirt. Strange che vide tutto, si spostò dai signori che discutevano accesamente, ormai aizzati da lui, per rimettersi al posto di Sherlock, le guardie e i controllori tornarono al loro posto, dopo aver calmato i signori, e fecero passare anche lui, convinti che fosse la stessa persona. Anche lui si cambiò.
    Ben arrivò e fece finta di essersi confuso nei corridoi, dicendo che per sbaglio era tornato indietro, i controllori e le guardie, un po' confusi lo fecero passare di nuovo.
    "Ok ragazzi, salire sull'aereo non sarà difficile, è il viaggio la parte più dura, uno dei bagni sarà sempre occupato da due di noi, dopo ogni passaggio dell' hostess ci daremo il cambio"
    E così fecero, una delle hostess, vedendo che il bagno era sempre occupato, chiese al signore al suo interno se volesse qualche calmante.
    Finalmente arrivarono a Stansted, e quando scesero dall'aereo dovettero comunque nascondersi fra la folla. Sherlock Holmes notò movimento all'interno dell'aeroporto. Forse li avevano scoperti? Sparirono tra la folla. Sherlock e Ben riuscirono ad uscire ma Stephen Strange rimase bloccato dalla polizia.
    "Signore, la prego di seguirci"
    "Aspettate" urlò una voce, e quella voce era di Sophie. "Cosa avete contro mio marito?" disse appena raggiunse la polizia.
    "Ci risulta che suo marito abbia fatto viaggiare un'altra persona a suo nome, nello stesso aereo, questo equivale a clandestinità, illegale nel nostro paese, nonché falso allarme per terrorismo".
    "Io? Viaggiavo da solo signori miei, dove sono le prove di queste accuse?" rispose Stephen.
    "Per quanto ci riguarda, potete rivolgervi al nostro avvocato".
    Riuscirono ad allontanarsi dall'aeroporto. Ben appena vide la moglie gli andò in contro ma si bloccò. Sophie baciò Stephen, sorridendo ma lui imbarazzato la allontanò. "Lei è bellissima ma non sono io suo marito" indicò dietro di lei.
    "Ben!" Disse
    "Sophie.." un po' infastidito cercò di non dare troppo peso a quel gesto, e le corse incontro, la prese in braccio e la baciò.
    "Torniamo a casa" disse sorridendo lei.

    Arrivati a casa, Ben si assicuró che i figli fossero dai nonni.
    "Wow, ce l'avete fatta!"
    "Clementine!?" dissero in coro Sherlock, Stephen e Ben. Lo spirito di Clementine aveva raggiunto Ben nella sua casa, Sophie rimase senza parole, ma ormai non aveva tempo per stupirsi o domandare.
    "Ragazzi, gli altri sono prigionieri di Loki e lui ha il libro dei morti ed ha anche il mio corpo, maledetto! Dovete venire con me!"


    LONDRA 1888


    "Dove siamo finiti?" Dissero all'unisono Ben e Clementine guardandosi intorno.
    "Ma già siamo stati qua?"disse Clementine "Oddio! ma questa è la stanza dell'albergo dove ci siamo incontrati la prima volta!"disse sgomenta
    "No no Nooooo! Siamo ritornati al punto di partenza?"disse Ben mettendosi le mani nei capelli
    "Cos'è questo rumore?" Disse Clementine
    "Cosa?" Disse Ben
    "Shhh! Viene da laggiù" disse Clementine indicando il letto "ma questo è jumanji!!!" "TIRA I DADI SE A CASA VUOI RITORNARE" lesse Clementine e alzando gli occhi vide Ben che inferocito afferrò il gioco e prevedendo ciò che lui voleva fare urlò "NOOO! NON FARLO! FERMATI!"
    Ma troppo tardi Ben, con il sangue agli occhi, lanciò il gioco contro la finestra chiusa, che andò in frantumi e il gioco in strada,
    Urlando con quanto fiato aveva in gola "NON VOGLIO TIRARE I DADI, VOGLIO TORNARE DA MIA MOGLIE DAI MIEI FIGLI AL MIO LAVORO,
    FANCULO MORIARTY, FANCULO LOKI.....AHHHHH!"

    Sì senti bussare alla porta ed entrò il proprietario dell'albergo con in mano il gioco jumanji e con un tono alterato disse
    "Signor Holmes ma che modi sono questi lanciare oggetti fuori dalla finestra? Poteva far male a qualcuno!"








    Edited by erin18 - 20/1/2019, 19:47
     
    Top
    .
3 replies since 6/12/2018, 19:02   68 views
  Share  
.